Solo un bambino su 3 nuota sicuro, la proposta del pediatra per lo 'sport salvavita' a scuola

I casi di annegamento, ricorda il pediatra Italo Farnetani, riguardano in maggioranza i piccoli di ambienti sociali più svantaggiati, "è prevenzione, il pubblico deve farsene carico"

Solo un bambino su 3 nuota sicuro, la proposta del pediatra per lo 'sport salvavita' a scuola
26 luglio 2025 | 17.47
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Solo un bambino su tre sa nuotare in sicurezza per affrontare eventuali emergenze. Eppure saperlo fare può salvare la vita. "La scuola è il luogo ideale per imparare", secondo il pediatra Italo Farnetani che, attraverso l'Adnkronos Salute, lancia una proposta: "convenzioni con le piscine del territorio per portare gli studenti a lezioni di nuoto". Anche perché, evidenzia il pediatra, "a rischiare di più sono le persone economicamente e socialmente più svantaggiate. E l'amministrazione pubblica dovrebbe farsi carico di questa forma di prevenzione". Ogni anno, in Italia, circa 330 persone muoiono per annegamento e in un caso su otto le vittime sono bambini e adolescenti.

"Ieri - dice Farnetani - abbiamo celebrato la Giornata internazionale della prevenzione dell' annegamento indetta dall'Organizzazione mondiale della sanità. Come ho detto più volte anche nell'ambito della ricerca delle 'Bandiere Verdi' - che 'certificano' le spiagge adatte ai bambini scelte dai pediatri - un punto fondamentale della sicurezza in acqua è saper nuotare bene, non basta galleggiare e 'cavarsela' un poco". In Italia, "secondo le ricerche che ho fatto in questi anni - sottolinea - solo un bambino o un adolescente su tre, il 30% sa nuotare in sicurezza tanto da affrontare eventuali difficoltà. Il restante 70% non è sicuro in acqua: un altro 30% sa solo galleggiare, ancora un 30% sa spostarsi in avanti, mentre il 10% sa stare a galla ma solo in piscina. Sono dati allarmanti perché ci indicano diversi milioni di bambini adolescenti che sono a rischio annegamento".

Analizzando i dati dei decessi da annegamento "si nota che il maggior numero di vittime tra bambini adolescenti appartiene a famiglia con fragilità sociale soprattutto con genitori stranieri. Ma i corsi, in cui si può imparare a nuotare in modo efficace per acquisire sicurezza in acqua, sono in genere gestiti da associazioni private o comunque a pagamento e alcune famiglie sono costrette a rinunciare a iscrivere i bambini. Questi piccoli sono quelli più esposti all'annegamento. È una situazione che di cui amministrazione pubblica si deve fare carico. La scuola è la più indicata a sopperire a questa necessità". Per farlo, "all'inizio dell'anno scolastico - è la mia proposta - gli istituti potrebbero attivare convenzioni con piscine pubbliche e private e - in modo organizzato e con tutte le norme di sicurezza - fare lezioni di nuoto, magari condotte anche dagli stessi docenti di scienze motorie. I bambini, considerando che il nuoto è uno degli sport più amati, avrebbero anche un approccio maggiormente positivo nei confronti della scuola e, inoltre, si favorirebbe anche l'integrazione".

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