La Germania è il Paese europeo che negli ultimi 10 anni ha investito di più sulla famiglia e i risultati si vedono: il tasso di fertilità è passato da 1,39 a 1,58
La legge di Bilancio 2022 da poco varata dal governo Meloni introduce numerose modifiche all’assegno unico e universale ma rischia di non centrare il bersaglio. Sono circa 570mila i bambini per i quali entrerà in vigore, da gennaio 2023, un aumento dell’assegno unico e universale, per via delle modifiche introdotte con la legge di Bilancio. Mentre 100mila nuclei familiari potranno beneficiare della maggiorazione della somma aggiuntiva per le famiglie con almeno 4 figli. Complessivamente le modifiche legislative che partiranno dal 2023 valgono circa 900 milioni di euro su base annuale. Si interviene sugli importi base dell’assegno, che partono da 175 euro al mese e poi decrescono in base all’Isee del nucleo interessato, fino ad arrivare a 50 euro per quelli che superano la soglia dei 40 mila euro oppure non presentano proprio la dichiarazione relativa all’indicatore.
Queste somme saranno incrementate del 50% per i figli di età inferiore a un anno: dunque l’importo più alto passerà da 175 a 262 euro mensili. Lo stesso incremento scatterà per i figli di età compresa tra 1 e 3 anni nei nuclei nei quali ce ne sono almeno tre. In questo caso però il ritocco verso l’alto è condizionato da un requisito Isee: non dovrà essere superiore alla soglia dei 40mila euro.
È evidente come lo strumento dell’assegno unico, basato essenzialmente sulla dichiarazione dei redditi non è affatto universale ma discrimina e non di poco numerosi nuclei familiari.
Anche in Germania esiste l’assegno universale ma ha tutt’altra portata.
L’assegno tedesco per i figli prevede una quota fissa parametrata sul numero della prole fino al compimento dei 18 anni di età. Si tratta di 219 euro per 1 bambino, 438 euro per 2 figli, 663 euro per 3, 913 euro per 4 e 1.163 euro per 5.
Ma soprattutto viene dato a tutte le famiglie senza distinzioni di reddito.
Inoltre, la somma viene versata fino ai 18 anni d’età (25 se si studia o se si è disoccupati) ed è percepita anche dai residenti stranieri (nel marzo 2021 erano oltre 83 mila i cittadini italiani con figli che ricevevano l’assegno).
La Germania è il Paese europeo che negli ultimi 10 anni ha investito di più sulla famiglia e i risultati si vedono: il tasso di fertilità è passato da 1,39 a 1,58.
La misura italiana per come è costruita e per i ridotti fondi ricevuti si caratterizza più come un palliativo che come intervento strutturale adeguato ad invertire il declino demografico.