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Cup: chi continua a chiedere abolizione ordini non conosce realtà Paese

03 marzo 2014 | 19.04
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Cup: chi continua a chiedere abolizione ordini non conosce realtà Paese

Roma, 3 mar. (Labitalia) - "Chi continua a chiedere l'abolizione degli ordini, come soluzione ai problemi dell'Italia, non conosce la realtà del Paese. Continuare ad alimentare questo stantio 'refrain' è assolutamente improduttivo e privo di ogni significato". Lo dice la presidente del Comitato unitario professioni (Cup), Marina Calderone. "Già con gli ultimi governi -avverte- si è proceduto alla riforma del sistema ordinistico che presenta caratteristiche di modernità assolute, specialmente se si confronta con altre realtà. Dobbiamo ascoltare ancora il trito rituale di chi asserisce che gli ordini frenano l'ingresso nelle professioni dei giovani e non conosce i numeri".

"Dei 2,3 milioni iscritti agli ordini professionali -ricorda Marina Calderone- oltre il 50% è under 40 e si è iscritto negli ultimi dieci anni. Questi sono numeri, le polemiche sono chiacchiere inutili. Peraltro, il ruolo che le professioni ordinistiche hanno assunto nel sistema economico e sociale di questo Paese è sotto gli occhi di tutti. La conoscenza delle diverse realtà produttive territoriali permette ai professionisti di fornire il loro contributo a livello locale e nazionale, favorendo il buon andamento della vita amministrativa, politica ed economica della nazione. Ognuno con le sue specificità e competenze -fa notare- rappresenta quel valore aggiunto fondamentale al processo di modernizzazione della nostra economia e delle attività svolte dalla pubblica amministrazione. Tra occupazione diretta e indotto, il bacino occupazionale delle professioni è stimato in poco più di 3,9 milioni di posti di lavoro, pari al 15,9% dell'occupazione complessiva, con l'8,5% di occupazione diretta e l’8,7% nell'indotto".

"Gli ordini professionali non amministrano -sottolinea la presidente del Cup- solo i propri iscritti, ma garantiscono attraverso una continua e fattiva collaborazione con le istituzioni, anche attraverso le attività portate avanti dal Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali, la tutela degli interessi dei cittadini e dello Stato. Riguardo poi all'affermazione che il sistema ordinistico -rimarca- sia un retaggio di epoche passate, basta avere una minima conoscenza dei sistemi esistenti negli altri Stati europei, a cominciare dalla Germania, per comprendere di essere in errore. I professionisti ordinistici -conclude Marina Calderone- operano a tutela del cittadino e delle imprese per le tante attività sussidiarie che svolgono in ausilio alla pubblica amministrazione e senza le quali mai sarebbero garantiti i diritti dei cittadini".

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