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Clima: dal Pil alle ore di lavoro perse, il costo dei cambiamenti in Italia

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20 novembre 2019 | 13.26
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Milioni di ore di lavoro perse, diffusione di malattie, calo nella resa dei raccolti, perdita di vite umane. I cambiamenti climatici costano caro all'Italia sul fronte economico, della produttività, della salute. Quanto? Un crollo della produttività in vari settori che supera il 10%; della resa di colture alimentari di base che va dal 5 a più del 10%; più di 1,7 milioni di ore di lavoro e si prevede che il climate change provocherà un calo del Pil dell’8,5% al 2080.

I costi dei cambiamenti climatici sono contenuti nel rapporto “The Lancet Countdown 2019: Tracking Progress on Health and Climate Change”, presentato oggi a Venezia da Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e Università Ca’ Foscari.

Morire di climate change, dallo smog alle malattie infettive Partiamo dalla salute. L’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici che derivano dalla combustione di idrocarburi causano nel nostro Paese non solo un numero elevatissimo di morti per esposizione a particolato, ma anche la diffusione di malattie infettive e un crollo della produttività in vari settori che supera il 10%. Su questo, l’Italia detiene un triste primato: 45.600 decessi prematuri a seguito dell'esposizione a PM 2.5 solo nel 2016. "Si tratta del valore più alto in Europa e dell'undicesimo più alto nel mondo, che si traduce in una perdita economica di 20,2 miliardi di euro”, spiega Marina Romanello dell’University College di Londra (Ucl), tra gli autori del rapporto. Preoccupante, rileva lo studio, è anche l’idoneità del nuovo clima alla diffusione di malattie infettive. A livello globale, 9 dei 10 anni più favorevoli per la trasmissione della febbre Dengue si sono registrati a partire dal 2000. E in Italia la capacità delle zanzare di farsi vettori di questo virus è raddoppiata dal 1980.

Ondate di calore, nel 2017 persi oltre 1,7 milioni di ore di lavoro

Eventi estremi più frequenti ed intensi, come ondate di calore, periodi di siccità prolungata e inondazioni, minacciano soprattutto le fasce della popolazione più vulnerabili. “La vulnerabilità dell'Europa e del Mediterraneo orientale all'esposizione al calore è maggiore rispetto a quella dell'Africa e del Sud-est asiatico, molto probabilmente a causa dell’alta porzione di anziani che vivono nelle aree urbane in queste regioni: si tratta di una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile a ictus e problemi renali legati ai colpi di calore perché maggiormente affetta da malattie croniche”, chiarisce Romanello. “Nel 2017, il numero di eventi di esposizione di over 65enni alle ondate di calore è cresciuto di 9,3 milioni rispetto al 2000. Nello stesso anno, l'esposizione alle alte temperature ha comportato anche più di 1,7 milioni di ore di lavoro perse in Italia, il 67% delle quali hanno riguardato il settore agricolo”.

Si prevede calo del Pil dell’8,5% al 2080 e aumento di disparità di reddito

Per Shouro Dasgupta, ricercatore del Cmcc presso Ca’Foscari, “la produttività del lavoro in Europa risentirà dei cambiamenti climatici, con un calo nell’ordine dell’11,2% nel settore agricolo e dell’8,3% in quello industriale entro il 2080. Gli impatti sull’Italia sono anche maggiori, con una riduzione rispettivamente del 13,3% e dell’11,5%". Non solo. I cambiamenti climatici " oltre a danneggiare l’economia italiana con un calo del Pil dell’8,5% al 2080, aumenteranno anche le disparità di reddito interne al Paese, aggravando il divario Nord-Sud: tutto ciò avrà implicazioni significative per la salute”, sottolinea.Sul fronte della sicurezza alimentare, gli effetti sui prezzi degli alimenti sono dovuti al calo della resa dei raccolti. “Guardando alla produzione agricola italiana - spiega Romanello - il potenziale di resa di tutte le colture alimentari di base che stiamo monitorando si è ridotto dagli anni '60: per il mais la riduzione è stata del 10,2%, per il grano invernale e primaverile rispettivamente del 5 e del 6%, per la soia del 7% e per il riso del 5%”.

Applicare Accordo di Parigi farebbe risparmiare migliaia di mld dollari nel mondo

Insomma, i cambiamenti climatici ci costano troppo e su più fronti. Eppure, per gli autori del rapporto, “mettere la salute al centro di questa transizione produrrà enormi dividendi per il settore pubblico e per l'economia, offrendo allo stesso tempo aria più pulita, città più sicure e diete più sane” e "i vantaggi economici legati ai benefici per la salute derivanti dall'applicazione dell’Accordo di Parigi superano i costi di qualsiasi intervento, con un risparmio di migliaia di miliardi di dollari nel mondo”, sottolinea Marina Romanello.Un dato da tenere presente soprattutto considerando che "il Paese Italia, se per molti versi ha un sistema sanitario resiliente, non è ancora del tutto pronto agli impatti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sulla salute della popolazione. Inquinamento dell'aria, migrazioni, sostenibilità del sistema sanitario sono solo alcuni dei grandi ambiti nei quali le sfide sono più pressanti”, dice Stefano Campostrini, professore di statistica sociale per le politiche sociali e sanitarie all’Università Ca’ Foscari Venezia e direttore del Governance & Social Innovation Center.Il rapporto riunisce 120 esperti di 35 istituzioni accademiche di rilievo internazionale e agenzie delle Nazioni Unite di tutti i continenti e presenta, attraverso 41 indicatori su cambiamenti climatici e salute, un aggiornamento annuale mirato ad offrire un supporto ai decisori politici, per accelerarne le risposte strategiche.

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