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2 ruote

Dario Pegoretti, il Basquiat della bicicletta

21 giugno 2015 | 14.19
LETTURA: 3 minuti

E' l'artigiano-artista più ammirato del mondo, le sue bici sono come quadri

Dario Pegoretti valuta una sua  Luigino Pista
Dario Pegoretti valuta una sua Luigino Pista

E' l'artista, anzi l'Artista, della bicicletta. Nel mondo si contano sulle dita di una sola mano i maestri telaisti che hanno raggiunto le vette dell'assoluto rispetto e totale ammirazione da parte di tutto il mondo ciclistico, che si tratti di sportivi (Pantani si faceva fare, di nascosto, i telai da lui: per dirne una) o amatori. Tra questi per esempio Ben Harper, che gli ha dedicato una canzone (e si fa fare le bici da lui), o il compianto Robin Williams, un vero assatanato di biciclette e proprietario di un paio di suoi esemplari. E non si parla di costruttori "commerciali", per quanto eccezionalmente bravi, ma di quegli artigiani che costruiscono uno per uno, con liste d'attesa di anni, i telai su misura per ogni singolo e -diciamolo- piuttosto facoltoso cliente.

Stiamo parlando di Dario Pegoretti, che tra le dita di quella mano è considerato -da tutti, tranne che da lui, vista la naturale ritrosia a incensarsi- il pollice. Il numero uno. Per far capire quanto sia riverito dai suoi stessi colleghi, basti citare le parole che gli dedica il suo grande amico Richard Sachs, americano e un'altra delle dita della solita cinquina scelta ad esempio: "He has forgotten more than any of us here will ever know", ha dimenticato più cose lui di quante ne potremo imparare noi.

Qui proponiamo una galleria di particolari delle sue creazioni, con l'avvertenza -necessaria, dato che questo articolo potrebbe passare per pubblicità- che sarebbe inutile per qualsiasi persona di nazionalità italiana provare a chiedere uno dei suoi pezzi d'arte: Pegoretti -si può facilmente constatare anche solo leggendo la home page del suo sito- non vende in Italia, e rifiuta clienti italiani. "Troppo presuntuosi", borbotta a chi gliene chiede il perché. Chi, italiano e incredulo, volesse comunque provarci, si può inerpicare sulle montagne sopra Trento e andarlo a trovare a Marter di Roncegno. Il risultato, si avverte, sarà un'ottima accoglienza, delle belle chiacchierate in veneto stretto o italiano e inglese perfetti, e un gran bel "no" alla richiesta di una bicicletta. Per gli altri, misure prese seduta stante, un lunghissimo interrogatorio su cosa ci si attende da quella bici e un'attesa di un paio d'anni almeno. Se si è fortunati. Il risultato sarà il mezzo più eccitante, sotto ogni punto di vista, che avrete mai pedalato.

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