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Design: Lobetti Bodoni (Ey), stima crescita fatturato +3,5% in 2016

22 giugno 2016 | 17.37
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Paolo Lobetti Bodoni, partner di EY
Paolo Lobetti Bodoni, partner di EY

Dopo un periodo di stagnazione mostra i primi segnali di crescita il mercato del mobile. Le stime sul 2016 indicano un aumento del giro d'affari del 3,5% (oggi 40 miliardi di euro), un aumento del numero di aziende (+80mila), oltre 320mila occupati, mentre sul fronte delle destinazioni dell'export, oltre il 55% dei prodotti è diretto in Ue; oltre l'8% in Usa e oltre il 7% in Asia. Lo rileva nel suo intervento al secondo convegno sul design promosso da Pambianco, Paolo Lobetti Bodoni, partner di EY.

Una crescita che trova le sue ragioni nel fatto che, spiega, "è stato ridefinito per molte aziende il portafoglio prodotti, il posizionamento sul mercato e qualcuno ha beneficiato in maniera significativa dei canali digitali. L'ec-ommerce che come dato medio si attesta intorno al 3%, per altre aziende ha rappresentato una quota significativa del fatturato, anche fino al 20%. Ciò significa che alcune aziende hanno avuto una decisa spinta dal punto di vista dei canali digitali".

Ci si trova di fronte a "un mercato è spaccato in due: gli adulti, che continuano ad avere un comportamento omogeneo nell'arredare la casa. Se appartengono alla top class, sarà tutto top class. E i Millenials che sono molto diversi. Le loro case - osserva Lobetti Bodoni - sono estremamente più piccole e il budget di conseguenza. Dunque, potremo avere un complemento di arredo di posizionamento molto alto, e insieme un tavolo tipicamente mass market". Questo è un dato da tenere in forte considerazione, dal momento che nel 2020 i Millenials peseranno il 50% del mercato.

Il canale digitale può essere sfruttato sia per la vendita diretta, sia per il B2B, investendo su piattaforme comuni come 'entry strategy' dell'ecommerce. Ora, è evidente che "le aziende storiche, come quelle del distretto della Brianza, hanno un ritardo importante da recuperare in questo senso e hanno anche un vincolo molto importante: la loro dimensione. Le piccole aziende fanno fatica a innovare i loro processi e a reinventarsi per andare sul mercato" sottolinea Lobetti Bodoni.

E se, dunque, "i top player stanno ripensando l'azienda, ridefinendo i processi e le modalità di comunicazione con i clienti, le piccole aziende, anche per la capacità anche finanziaria di affrontare un cambiamento di questo genere, devono fare massa critica". Questo è "lo step uno per affrontare un cambiamento che o li spazzerà dal mercato o, di fatto, li renderà più solidi o più orientati al cliente".

E oggi "il consolidamento è ancora molto limitato perché se la dimensione media del comparto oggi è 500mila euro di fatturato, allora comprendiamo - conclude l'esperto - che sono aziende estremamente piccole. Difficile entrare in un mercato come la Corea che sta crescendo tantissimo quando si è così piccoli. E' estremamente difficile".

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