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Diabete, farmaco aumenta staminali 'scudo' contro retinopatia

09 settembre 2021 | 07.38
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Diabete, farmaco aumenta staminali 'scudo' contro retinopatia

La ricerca italiana indica un nuovo possibile approccio contro la retinopatia diabetica, una grave complicanza della 'malattia del sangue dolce', che può portare alla cecità e per la quale le armi terapeutiche a disposizione sono limitate. Uno studio padovano pubblicato su 'Diabetologia', rivista ufficiale della Società europea per lo studio del diabete (Easd), dimostra che il fenofibrato, un farmaco comunemente utilizzato anche nei diabetici per abbassare i trigliceridi alti, è capace di stimolare nei pazienti con retinopatia il livello di staminali circolanti, cellule 'scudo' utili nella difesa dai danni causati dal diabete.

Il lavoro è stato condotto dai ricercatori del Dipartimento di Medicina dell'università di Padova e dell'Istituto veneto di medicina molecolare (Vimm), sotto il coordinamento di Gian Paolo Fadini, professore associato di Endocrinologia e Principal Investigator dell'Unità di Diabetologia sperimentale del Vimm. "L'articolo - spiega Benedetta Bonora, prima autrice - parte dalle precedenti osservazioni di due grandi studi internazionali che indicavano come il fenofibrato fosse in grado di proteggere dalla progressione della retinopatia". D'altra parte "avevamo notato - sottolinea Fadini - che i pazienti diabetici con bassi livelli di cellule staminali circolanti hanno un rischio aumentato di progredire verso stadi più avanzati di retinopatia. Abbiamo quindi cercato di capire come sia possibile stimolare le cellule staminali circolanti, che hanno un ruolo chiave nel proteggere i tessuti e gli organi dal danno cronico e il cui meccanismo di protezione è compromesso dal diabete".

"Partendo da questo assunto, il nostro laboratorio potrà lavorare nell'identificazione di approcci terapeutici per ripristinare la protezione d'organo tramite le cellule staminali nei pazienti con diabete", evidenzia il docente. "Comprendere il meccanismo di un trattamento è un passo fondamentale per permetterne un suo utilizzo su larga scala - osserva Angelo Avogaro, professore ordinario di Endocrinologia e direttore della Diabetologia di Padova - Questo nuovo studio fornisce un importante contributo alle nostre conoscenze di come sia possibile prevenire la progressione di una delle più temibili complicanze croniche del diabete".

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