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Duro colpo alle cosche agrigentine del pizzo, 13 arresti

02 dicembre 2015 | 08.26
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(INFOPHOTO) - (INFOPHOTO)
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Duro colpo alla mafia agrigentina. Dalle prime luci dell’alba, è in corso una vasta operazione antimafia condotta dalla la Polizia di Stato che ha arrestato tredici persone.

Le Squadre Mobili di Palermo e Agrigento stanno disarticolando "una delle frange più agguerrite ed organizzate della mafia siciliana, azzerando vertici e fiancheggiatori delle pericolose Famiglie mafiose di Agrigento e Porto Empedocle", spiegano gli inquirenti. Gli investigatori hanno accertato come "non si sia mai spezzato lo storico vincolo tra Cosa Nostra palermitana ed agrigentina".

Ricostruita la mappa del pizzo imposto alle imprese. Emerge così che Cosa Nostra "tentava di condizionare una serie di opere edili", tra cui il rigassificatore di Porto Empedocle in costruzione e "i trasporti da e per l’isola di Lampedusa". Il racket mafioso non risparmiava neppure le attività di ristrutturazione di alloggi popolari.

Nell'operazione 'Icaro', le indagini hanno investito il capoluogo agrigentino e la zona occidentale di Agrigento, "permettendo di ricostruire la pianta organica dell'associazione mafiosa Cosa Nostra in quel territorio e, in particolare, di raccogliere numerosi elementi indiziari a carico del capo famiglia della cosca di Agrigento, Antonino Iacono, agrigentino, 61 anni, e del capo famiglia della cosca di Porto Empedocle, Francesco Messina, nato a Porto Empedocle, 58 anni. Questi ultimi, in particolare, operavano con metodo mafioso ed estorsivo per condizionare l'attività di ristrutturazione del rigassificatore di Porto Empodecle".

Dalle risultanze investigative, oltre alla supremazia dei due 'capifamiglia', "sono emersi i ruoli di spicco di numerosi soggetti organici all'associazione, quali Giuseppe Piccillo, uomo di fiducia di Iacono, delegato all'organizzazione di incontri con esponenti mafiosi di altre famiglie locali e per conto del quale si è reso responsabile di più azioni intimidatorie, finalizzate ad estorcere il pizzo a numerose imprese locali attive nel settore del calcestruzzo; Francesco Capizzi e Francesco Tarantino, organici alla famiglia mafiosa di 'Porto Empedocle' e soggetti di fiducia di Francesco Messina, per conto del quale si sono resi responsabili di azioni estorsive in pregiudizio di imprese edili operanti in quel centro", dicono i magistrati.

"Questi avrebbero tentato di condizionare il trasporto da e per l'isola di Lampedusa, nonché l'attività di ristrutturazione di alloggi popolari a Porto Empedocle". Tra gli arrestati anche Gioacchino Cimino, agrigentino, "ritenuto organico alla famiglia di Porto Empedocle".

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