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Economia circolare, come rimettere in circolo i propri software

23 novembre 2021 | 10.23
LETTURA: 3 minuti

Economia circolare, come rimettere in circolo i propri software

in collaborazione con Relicense

L’economia circolare di cui tanto si parla oggi a livello europeo si può applicare anche al software. Sono passati quasi 10 anni dal regolamento della Corte di giustizia dell'Unione Europea che il 3 luglio 2012 ha chiarito come poter “legalmente” vendere le licenze software perpetue in eccesso, rispettando condizioni ben precise.

Così come molte aziende vendono il loro vecchio hardware quando non ne hanno più bisogno, lo stesso possono fare con il software col vantaggio, non essendo un bene fisico, che il software non si usura e non si guasta.

Il software è sempre come nuovo, come originariamente acquistato almeno finché viene offerto il servizio di aggiornamento da parte del produttore, cosa che di solito ha una durata di circa 10 anni dalla data di rilascio.

Perché un'azienda dovrebbe vendere le proprie licenze? Beh intanto per avere delle somme di denaro da spendere in altre attività aziendali, e poi il concetto del riuso, immettere sul mercato qualcosa che non stiamo impiegando, avvantaggia l’ambiente perché non si produce qualcosa che esiste già e che può avere una destinazione presso qualcun’altro.

Il processo di cessione è complesso e per questo esistono poche aziende specializzate in questo settore, Relicense è una di questa: oltre 13 anni di esperienza in tutta Europa nella compravendita di software Microsoft a Volume.

Molti non hanno idea di come si svolge questo processo, che è davvero molto specifico, perché prevede un’indagine a ritroso in modo da trovare tutta la documentazione che partendo dal primo acquisto, magari fatto 20 anni prima, riporti tutta la storia, il c.d. albero genealogico delle licenze.

Se un cliente presenta delle licenze che non hanno tutta la documentazione necessaria, c’è il semaforo rosso (non si può andare avanti) o arancione in quel caso Relicense aiuta l’impresa a trovare questi documenti per ottenere una perfetta prova di origine certificata.

Per i clienti più grandi si deve coinvolgere una società di revisione indipendente che valuti e confermino che le catene di acquisto delle licenze sono perfette.

È molto interessante seguire questo processo, capire cosa è successo a una licenza, è come fare un viaggio nel tempo, sembra quasi di fare un “carotaggio” nel ghiaccio, si scoprono dettagli e informazioni molto utili anche a pianificare i futuri acquisti informatici. Per esempio scoprendo quali prodotti sono stati installati nel tempo si vede che mediamente un’azienda salta almeno una versione (nel 35% dei casi 2 versioni) e quindi molti acquisti nel corso degli anni sono stati inutili, avrebbero potuto tranquillamente (se lo avessero saputo allora) evitare di comprare prodotti che non avrebbero usato, e soprattutto al rinnovo cedere le vecchie licenze prima di comprare le nuove.

Attenzione, sperò a farsi prendere la mano da un eccesso di euforia e magari pensare di fare l’affare del secondo comprando a pochi euro quelle che non sono licenze usate ma solo chiavi di attivazione. Magari funzionano, ma non sono una licenza.

Questo non è mercato del riuso ma qualcos’altro che può avere conseguenze legali per chi lo pratica (sia chi vende che chi compra).

Nonostante Microsoft non supporti realmente la vendita di licenze usate da parte dei propri clienti, osserviamo comunque che non viene mai ostacolato questo lavoro, che i clienti hanno prova tangibile di quanto sia corretto questo processo, e possono spendere il denaro ricavato da queste vendite nel budget IT futuro.

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