Divella sfida i dazi: "Mi spaventa più il superdollaro". Partner industriale? "Tra qualche anno.."

"Bisognerebbe difendersi con altrettanti dazi, perché è arrivato il momento di muoversi"

Divella sfida i dazi:
25 novembre 2025 | 19.28
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Vincenzo Divella, re della pasta, entra a Piazza Affari: non ha dubbi sulle ragioni del perché sia stato insignito del premio Ey imprenditore dell'Anno per la categoria Italian Heritage: "Viene premiata la famiglia", dice all'Adnkronos. "La nostra è una società per azioni a carattere molto familiare. Pensate che i due amministratori, io e mio cugino, stiamo insieme da 60 anni".

Un caso più unico che raro

"La forza della famiglia negli anni passati è stata la forza dell'industria. Purtroppo ora le ultime generazioni non tutte riescono a mantenere la familiarità. Io sono la terza generazione, ma abbiamo già la quarta che aspetterà perché sto bene in salute. Non intendo per ora rinunciare al mio incarico. Questa cosa della famiglia è una cosa importantissima perché dimostra che malgrado il successo, si può rimanere umili".

Però il successo è fuori dubbio

"Voglio ricordare che siamo il secondo gruppo in Italia nel settore della pasta e il primo da Roma in giù, escluso le isole. E' un livello altissimo che abbiamo raggiunto. Siamo partiti con mio nonno che faceva 5 quintali al giorno di macinazione di grano e ora ne facciamo 13 mila. È servita la famiglia perché grazie ai valori che ci hanno insegnato siamo rimasti umili. L'umiltà è la cosa più importante a mio avviso, oltre al fatto di non sentirsi un grande: bisogna ascoltare quello che dicono i collaboratori. L'amministratore a mio avviso deve essere bravo poi ad aggregare i vari suggerimenti e decidere quello che c'è da fare".

C'è un mercato che tende a moltissime operazioni di aggregazione. Siete interessati a un M&A nel settore?

"Non abbiamo problemi in questo senso, non è detto che anche noi per il futuro non ci pensiamo. Ma lo dico in modo molto chiaro, non per fare soldi. Questa è un'azienda sana, che non ha nemmeno un centesimo di debito, è liquida, quindi non è un problema di soldi. È un problema invece di diventare sempre più grande, di portare il nostro marchio sempre più su, quindi un partner industriale tra qualche anno io lo vedo bene".

Partner industriale..

"Un partner industriale probabilmente americano, cinese, non italiano".

A questo proposito, c'è la questione dei dazi. Siete preoccupati?

"Un po' di preoccupazione l'abbiamo, però la pasta è articolo molto povero. Anche con il 115% di tassi si pagherà 2 euro, 2,5 euro, 3 euro. Non è una cifra, per chi piace la pasta - agli americani, ma soprattutto agli italiani che stanno in America - che fa in modo da rinunciare all'acquisto. In più devo dire che abbiamo trovato gli importatori, che sono con noi da tanti anni, consenzienti nel ripartire eventualmente la maggiorazione di prezzo, dovuta ai dazi, che avremo sul prodotto finito. Ma la preoccupazione vera è un'altra".

Dica

"A me preoccupa più il cambio euro-dollaro, noi non vendiamo solo in America la pasta, ma in altri 15 paesi che ci pagano in dollari. Se continua così bisognerà aumentare i prezzi"

Non c'è altro modo per affrontarlo?

"No, non c'è nessuna possibilità di affrontarlo se non aumentando i prezzi, perché non c'è altra strada. Però siamo ottimisti perché è un prodotto povero: non è l'olio extravergine che un aumento del 115 significa da 10-15 euro a 30 euro"

Se vi attaccano con i dazi rispondete con la qualità?

"Bisognerebbe difendersi con altrettanti dazi, perché è arrivato il momento di muoversi. Anche se - io apro e chiudo subito il discorso perché non faccio politica - non abbiamo un'Europa forte capace di dire 'tu fai questo e io faccio questo'. Noi cercheremo di portare avanti quello che è sempre stato da 135 anni, una qualità la migliore possibile a un prezzo accessibile" (di Andrea Persili)

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