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Residenza fiscale e agevolazioni impatriati: istruzioni sul calcolo dei giorni

Residenza fiscale e agevolazioni impatriati: istruzioni sul calcolo dei giorni
22 aprile 2024 | 09.38
LETTURA: 3 minuti

Grazie al nuovo regime impatriati, in vigore nella versione rinnovata dal 1° gennaio scorso, chi trasferisce la propria residenza fiscale in Italia dall’estero e risponde a una serie di requisiti può beneficiare di una riduzione della base imponibile, su cui calcolare le imposte dovute, del 50 per cento.

Ma per accedere alle agevolazioni, risultando residenti, è necessario avere un legame col territorio per la maggior parte del periodo d’imposta.

Le istruzioni da seguire per il calcolo dei giorni si possono rintracciare nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi, in un passaggio che è stato recentemente rivisto con i lavori di attuazione della riforma fiscale.

Quanti giorni servono per la residenza fiscale, necessaria per le agevolazioni impatriati?

Per coloro che rientrano in Italia dopo un periodo trascorso all’estero il decreto legislativo numero 209 del 2023, adottato nell’ambito della riforma fiscale, ha disegnato un nuovo pacchetto di agevolazioni fiscali, modificando anche alcuni requisiti di accesso.

In linea generale per i titolari di redditi di lavoro dipendente, di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, di redditi di lavoro autonomo che derivano dall'esercizio di arti e professioni è stata prevista una riduzione del 50 per cento della base imponibile, su cui calcolare le imposte, entro il limite annuo di 600.000 euro.

Tra le principali condizioni da rispettare per accedere al regime impatriati, come in passato, resta centrale il trasferimento della propria residenza fiscale, così come delineata dall’articolo 2 del TUIR, anche questo modificato nell’ambito della riforma.

In base alla norma, risultano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta (considerando anche le frazioni di giorno):

● hanno la residenza in Italia;

● hanno il domicilio, luogo delle relazioni personali e familiari, in Italia;

● risultano presenti sul territorio.

“Salvo prova contraria”, vale la stessa regola anche per le persone iscritte per la maggior parte del periodo di imposta nelle anagrafi della popolazione residente.

In termini pratici il periodo a cui si fa riferimento ha una durata di 183 giorni, 184 se si tratta di un anno bisestile.

Infine, secondo il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, si considerano residenti anche le cittadine e i cittadini che sono stati cancellati dalle anagrafi della popolazione residente e si sono spostati in Stati o territori con un regime fiscale privilegiato. Su questo ultimo aspetto nessuna novità è stata introdotta con la riforma fiscale.

Residenza fiscale e anagrafica e agevolazioni impatriati: le eccezioni per il periodo transitorio

Bisogna sottolineare che nella prima fase di applicazione delle novità che sono state introdotte dal 1° gennaio il concetto di residenza fiscale lascia spazio a quello di residenza anagrafica.

In via eccezionale coloro che si sono trasferiti entro il 31 dicembre 2023 hanno avuto la possibilità di accedere alle vecchie agevolazioni impatriati, a prescindere dal calcolo dei giorni.

Dal momento che le novità hanno preso forma nella seconda parte dell’anno, i cittadini e le cittadine che avevano deciso di tornare in Italia contando su una riduzione della base imponibile pari al 70 per cento e su requisiti diversi rispetto a quelli attuali, con il nuovo regime impatriati avrebbero avuto accesso a benefici ridotti o, in alcuni casi, sarebbero rimasti del tutto esclusi.

Allo stesso modo si prende come riferimento il trasferimento della residenza anagrafica nel 2024 per verificare la possibilità di accedere alla proroga del regime agevolato, previsto in caso di acquisto di una casa entro il 31 dicembre 2023, o comunque nei dodici mesi precedenti allo spostamento in Italia.

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