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Europa convalida normativa italiana sugli shopper

11 marzo 2014 | 13.18
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Europa convalida normativa italiana sugli shopper

L'Europa convalida la normativa italiana in materia di shopper. La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha, infatti, votato ieri sera la direttiva Europea sugli shopper presentata dalla Commissione il 4 novembre del 2013. In primo luogo, dal testo approvato emerge che le misure adottate dallo Stato Italiano sono ammesse anche dalla nuova direttiva, potendo gli Stati Membri mantenere in vigore misure in deroga all'art. 18 della Direttiva Imballaggi.

In secondo luogo l'Europa riconosce le differenze esistenti nei Paesi membri e dà loro la possibilità di seguire strade diverse per raggiungere il comune target di riduzione del 50% in 3 anni rispetto al 2010 e dell'80% in 5 anni. Inoltre, il testo introduce espressamente un principio di differenziazione tra le plastiche tradizionali e le plastiche biodegradabili e compostabili per il loro riconosciuto valore nella raccolta differenziata della frazione organica.

Si prevede, inoltre, che i sacchi frutta e verdura siano biodegradabili e compostabili entro 5 anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Infine, qualora uno Stato decida di intraprendere la strada della tassazione, come avvenuto per esempio in Irlanda, i sacchi cosiddetti riutilizzabili non potranno in alcun modo costare meno di quelli monouso, a cui verrà applicata la tassa. Ciò al fine di evitare possibili aggiramenti degli obiettivi di riduzione che sono il motivo fondante della direttiva.

Secondo i dati di Plastic Consult, grazie alla normativa adottata nel 2011, il nostro Paese è riuscito a raggiungere una riduzione dell'ordine del 50% in tre anni del volume degli shopper in circolazione, passando da circa 180 mila tonnellate nel 2010 a poco più di 90 mila nel 2013 ed ha migliorato qualità e quantità del rifiuto organico, creando un vero e proprio modello di raccolta differenziata che funziona allo stesso modo in aree a bassa e alta densità di popolazione, come dimostra il caso di Milano.

Questo caso italiano di bioeconomia, afferma Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, "trae la sua origine dalla evoluzione della ricerca e innovazione del settore delle bioplastiche biodegradabili da un lato e dallo sviluppo virtuoso della filiera del compost di qualità, da rifiuto municipale raccolto in modo differenziato, dall'altro".

Le connessioni tra questi due sviluppi, "hanno messo in moto una serie di comportamenti virtuosi e di iniziative di collaborazione tra svariati interlocutori (imprese, istituzioni, enti di ricerca, associazioni di settore, società di consulenza ed enti regionali ) generando un tessuto connettivo ideale per promuovere un cambiamento di modello di sviluppo con al centro l'uso efficiente delle risorse".

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