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Ex Ilva: Stato al 60% solo nel 2024, ira sindacati, Giorgetti ci convochi

Ex Ilva: Stato al 60% solo nel 2024, ira sindacati, Giorgetti ci convochi
31 maggio 2022 | 20.57
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Lo Stato salirà al 60% in Acciaierie d'Italia solo nel 2024. Per i prossimi 2 anni dunque resterà al 38%. La decisione, nell'aria da alcuni mesi, è stata formalizzata solo oggi con il d oppio accordo firmato a Milano tra Ilva ed Acciaierie d'Italia, per la proroga dell’affitto dei complessi aziendali di Ilva in As, e poi tra Arcelor Mittal ed Invitalia con cui è stato riscritto il contratto che ridefinisce l'investimento e il patto parasociale già siglato nel dicembre del 2020, al termine di una lunga e aspra vertenza.

L'intesa di oggi comunque riconferma l'assetto di governance: Franco Bernabè resterà presidente e Lucia Morselli amministratore delegato così come, secondo quanto riferisce ancora Invitalia, viene ribadita la validità "dell'ambizioso piano di investimenti ambientali e industriali per circa 1,7 miliardi di euro fino al 2026, per la progressiva decarbonizzazione della produzione" nonchè "l’assorbimento dei 10.700 lavoratori impegnati negli stabilimenti del gruppo". Viene dunque così riconfermato, anche se con una "rimodulazione delle tempistiche", parte del piano industriale individuato in precedenza anche se al momento sono confermati solo gli obiettivi di produzione per il 2022 a 5,7 milioni di tonnellate di acciaio.

Il rinvio, comunque, spiega ancora il governo, è legato al mancato avveramento delle condizioni sospensive a cui era stato vincolato nel 2020 il secondo aumento di capitale previsto e consente oggi ad Acciaierie d'Italia la continuazione dell’affitto dei complessi aziendali di Ilva che potrà così chiedere la revoca dei provvedimenti giudiziari che gravano sullo stabilimento di Taranto. Soddisfatti sia il ministro dello sviluppo Giancarlo Giorgetti, "era l'unica possibilità per garantire la produzione di acciaio, date le circostanze, i vincoli ambientali e di carattere giudiziario", ha spiegato da Firenze, che l'ad di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli.

"Si tratta di una proroga importante, perché abbiamo tempo di terminare il piano ambientale e di impostare i prossimi investimenti, quindi è molto utile. E' importante avere un orizzonte abbastanza lungo sul quale lavorare e lavorare per quelli che sono i piani e gli investimenti concordati per gli azionisti", ha aggiunto rivendicando il lavoro svolto in Acciaierie d'Italia, "adesso è un’azienda autonoma, in utile", ha ripetuto lasciando la sede dell'incontro. Più a lungo termine invece per Morselli l'assorbimento dei 10.700 lavoratori previsto dal piano. "Avranno anche loro una soluzione ma è una soluzione che dovremo gestire insieme ad altri attori, come ovviamente commissari, sindacati e governo".

Ma per i sindacati è difficile mandare giù il boccone di un annuncio arrivato al buio dopo aver da tempo sollecitato un incontro al Mise in vista della scadenza del possibile aumento di capitale e sollecitato il ministro del lavoro, Orlando, a riconvocare la parti a seguito del mancato accordo sulla richiesta di cassa integrazione per circa 3mila lavoratori del sito di Taranto. E Fim Fiom Uilm e Uglm che richiedono a gran voce una convocazione al Mise si preparano alla mobilitazione: il 15 giugno intanto Benaglia, Palombella, De Palma saranno a Taranto per partecipare al Consiglio di fabbrica convocato per quella data.

"Giorgetti ci convochi. Per noi è fondamentale conoscere i cambiamenti del piano industriale, gli investimenti, il rilancio produttivo, l'uso degli ammortizzatori e soprattutto la garanzia a che non ci siano esuberi", chiede il segretario generale Fim, Renato Benaglia conversando con l'Adnkronos. L'attuale situazione produttiva dell'Ex gruppo Ilva d'altra parte zoppica: "quest'anno l'azienda aveva dichiarato che avrebbe prodotto a Taranto 5,7 milioni di tonnellate di acciaio, siamo arrivati a 5 milioni e se andiamo avanti così a breve non si produrranno più dei soliti 4 milioni di tonnellate", denuncia. E giudica "paradossale che in un momento in cui la domanda di acciaio cresce e il guadagno di chi lo produce è enorme, come dimostra il fatto che lo stesso gruppo Arcelor Mittal abbia prodotto nel 2021 il bilancio più positivo della sua storia, a Taranto, il più grande polo siderurgico d'Europa, più grande anche di quello ucraino di Azovstal ora tragicamente ferma, si lavori invece al 50% e non si riesca a creare un vero rilancio".

Dura anche la Uilm: “adesso è ufficiale: anche il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti ha dato l’ok senza batter ciglio all’accordo di modifica del contratto quadro con le società del Gruppo Acciaierie d’Italia. Si parla di riconferma di investimenti e interventi di riqualificazione ambientale relativamente a un piano industriale che non conosciamo e che aspettiamo di conoscere da due anni. Un altro macigno che si abbatte su questa vertenza”, commenta il segretario generale Uilm, Rocco Palombella per il quale "lo stabilimento di Taranto non potrà reggere al peso di queste incertezze per altri due lunghi anni".

Molto preoccupata dell'impatto dell'accordo firmato oggi anche la Fiom. "La decisione del Ministro Giorgetti è l’ennesimo impegno preso senza confronto sul destino dei lavoratori dell’ex Ilva e sugli interessi generali del Paese", commenta il leader delle tute blu della Cgil, Michele De Palma che per questo si appella al premier: "Draghi garantisca il confronto, si tratta di una questione di interesse nazionale", dice sottolineando come "spostare di due anni la conclusione del percorso di acquisizione degli impianti da parte dello Stato non ha alcuna giustificazione". La decisione inoltre, conclude, "avrà ulteriori ripercussioni sulle condizioni degli impianti, anche in termini di sicurezza, sulla cig e sugli investimenti sul futuro dell’industria e la transizione ambientale", elenca.

Anche per l'Uglm un confronto con il Mise "'non è più rinviabile", dice il segretario Antonio Spera. “Occorre più che mai chiarezza sul reale piano industriale ed ambientale che attende Adi, sulla gestione del personale diretto e dell’indotto, di quello di Ilva in Amministrazione speciale e dei lavoratori delle controllate, ancora presenti nel perimetro aziendale", conclude.

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