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Facebook all'Ue: "E la libertà d'espressione?"

03 ottobre 2019 | 19.20
LETTURA: 2 minuti

Mark Zuckerberg (Afp)
Mark Zuckerberg (Afp)

"Questa sentenza solleva interrogativi importanti sulla libertà di espressione e sul ruolo che le aziende del web dovrebbero svolgere nel monitorare, interpretare e rimuovere contenuti che potrebbero essere illegali in un determinato Paese". Ad affermarlo è un portavoce di Facebook dopo che la Corte di Giustizia europea ha disposto che qualsiasi Stato membro dell'Ue potrà imporre al colosso Ue la cancellazione di contenuti illegali e il blocco della consultazione di questi da parte degli utenti.

Su Facebook, sottolinea il portavoce della società di Menlo Park, "abbiamo già degli Standard della Comunità che stabiliscono ciò che le persone possono e non possono condividere sulla nostra piattaforma e un processo in atto per limitare i contenuti che violano le leggi locali. Questa sentenza si spinge ben oltre, mina il consolidato principio secondo cui un Paese non ha il diritto di imporre le proprie leggi sulla libertà di parola ad un altro Paese. Inoltre, apre la porta ad obblighi imposti alle aziende del web di monitorare proattivamente i contenuti per poi interpretare se sono 'equivalenti' a contenuti ritenuti illegali".

Per ottenere questo diritto i tribunali nazionali, aggiunge, "dovranno prevedere definizioni molto chiare su cosa significhino 'identico' ed 'equivalente' concretamente. Speriamo che i tribunali adottino un approccio proporzionato e misurato, per evitare di limitare la libertà di espressione".

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