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Famiglie vittime femminicidio possono chiedere risarcimento allo Stato

26 agosto 2022 | 20.11
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Intervista ad Annetta, l'unico avvocato che ha fatto condannare l'Italia dalla Cedu per non aver evitato l'omicidio di un bimbo di un anno e il tentato omicidio della madre che aveva sporto numerose denunce contro il compagno

L'avvocato Massimiliano Annetta - (Adnkronos)
L'avvocato Massimiliano Annetta - (Adnkronos)

Lo Stato ha il dovere di proteggere la vittima e se non lo fa rischia di pagare un conto salato. Lo spiega all'Adnkronos Massimiliano Annetta, il primo e unico avvocato che ha fatto condannare l'Italia dalla Cedu per violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo, ossia per non aver evitato l'omicidio di un bimbo di un anno e il tentato omicidio della madre che aveva sporto numerose denunce contro il compagno. La sentenza della corte di Strasburgo, un autentico leading case, punta il dito in direzione della magistratura rimasta passiva di fronte ai rischi che correva la donna, oggi risarcita con 32mila euro. Un verdetto che, al di là della cifra simbolica, pone un principio: la tragedia poteva essere evitata se i pubblici ministeri, mettendo in atto tutte le misure previste dalla legge, avessero agito immediatamente.

Una sentenza che, in principio, è applicabile a tutte le donne che hanno avuto il coraggio di denunciare, ma sono state zittite da una violenza non fermata in tempo. "Sullo Stato incombe il dovere di prevenire questi reati e, in via assolutamente prioritaria, di proteggere la vittima; obbligo che viene ben prima rispetto ai tradizionali doveri degli inquirenti di ricercare i colpevoli di un reato già commesso e assicurarli alla giustizia. Questo obbligo è imposto dal recepimento delle norme sovranazionali: penso alla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, ma anche, e soprattutto, alla direttiva dell'Unione europea numero 29/2012, che lo Stato ha ratificato da anni, ma che ancora fa fatica ad applicare compiutamente" spiega il legale.

L'ultima vittima di femminicidio è Alessandra Matteuzzi, uccisa dall’ex compagno Giovanni Padovani, denunciato un mese fa per molestie. "Non conosco nel dettaglio il caso di Bologna, posso soltanto dire che, se sussistessero i medesimi presupposti anche in questo caso, e, più in generale, in tutti i casi in cui le vittime abbiano sporto denunce rimaste inascoltate, può essere immediatamente proposto ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo per chiedere allo Stato un risarcimento in conseguenza della violazione dell’obbligo di protezione della vittima", svela Annetta che se da un lato promuove il Codice rosso che prevede una "corsia preferenziale" per certi reati, dall’altro ricorda che le norme "oltre che essere scritte devono anche essere attuate".

Uno degli obblighi imposti allo Stato dalla direttiva europea "è quello della formazione degli operatori: la norma europea prevede che tutta la 'filiera' degli inquirenti e degli operatori - dal commissario di paese sino ad arrivare al pubblico ministero e al giudice - siano adeguatamente formati, e conseguentemente responsabilizzati, per l’attivazione immediata di tutte le procedure di ascolto e protezione della vittima. Le norme, come le idee, camminano sulle gambe degli uomini, e se queste non sono forti non vanno lontano". Di fronte all'ultimo femminicidio l'unico augurio ai parenti della vittima è "di trovare giustizia. Poi c'è un augurio che rivolgo a tutti noi, dopo ogni episodio di questa che oramai deve definirsi una mattanza: che queste morti ci insegnino qualcosa, anche se ormai non ci spero più troppo", conclude l’avvocato Massimiliano Annetta.

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