I rifugiati siriani da una parte, i migranti africani dall'altra: don Moses Zerai, sacerdote eritreo fondatore dell'Agenzia Abeshia, da sempre vicino alla causa dei profughi del Corno d'Africa, denuncia "una palese discriminazione che vede privilegiati i rifugiati di nazionalità siriana mentre a tutti gli altri viene negato il diritto di asilo. Anche i profughi eritrei, somali, sudanesi fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni, ma l'Europa -rileva all'Adnkronos Zerai- sembra non accorgersene".
Si tratta, sottolinea il sacerdote, di "una scelta dettata da motivi pratici: c'è chi preferisce ospitare rifugiati qualificati sul piano professionale -medici, architetti, ingegneri- perché vede la possibilità di una loro più facile integrazione nel mercato del lavoro. Ma questa linea -osserva- si traduce in un forte elemento di discriminazione perché penalizza tutti gli altri".
"Ben venga l'apertura della Germania e di altri Paesi europei verso i rifugiati siriani, ma in questa 'guerra tra poveri' alla fine a perdere sono i più svantaggiati. Tra le persone che assisto sono in molti a chiedermi: 'perchè i Siriani sì e noi no?'. Il mio sospetto -conclude Zerai- è che alla fine possa giocare un ruolo anche l'aspetto razziale. Sarebbe grave se il colore della pelle o la provenienza africana influissero sulle scelte dei governi europei".