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Omicidio Garlasco, legali Poggi: "Ipotesi coinvolgimento terzi infondata"

27 dicembre 2016 | 12.26
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(Fotogramma)
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Siamo di fronte alla ''totale infondatezza di qualsivoglia ipotesi volta a prospettare delle responsabilità di terzi nell'omicidio di Chiara Poggi, il cui unico autore è già stato condannato da una sentenza irrevocabile emessa in nome del popolo italiano. Così gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna che assistono la famiglia Poggi e che oggi hanno depositato alla Procura di Pavia gli atti relativi al processo a carico di Alberto Stasi intervengono sulla richiesta di revisione avanzata dalla madre di Alberto. I legali si dicono "dispiaciuti per il coinvolgimento di una persona risultata del tutto estranea all'accaduto e sconcertati dinanzi alle notizie di stampa secondo le quali si dovrebbe dar credito a valutazioni scientifiche effettuate da un consulente di parte (ben lontane dall'essere una perizia) all'insaputa dell'interessato e senza alcuna garanzia per il medesimo, mentre non avrebbero invece valore le accurate analisi genetiche effettuate nel processo a carico di Stasi dal Professor De Stefano con la partecipazione dei consulenti di tutte le parti ed il rispetto di tutti i protocolli e le garanzie di Legge''.

Tizzoni e Compagna ricordano che ''proprio sulla base dell’accurato accertamento che era stato effettuato in contraddittorio, la Corte di Cassazione ha dato atto che all'esito dell'esame volto alla ricerca di Dna maschile adesso ai margini ungueali di Chiara Poggi non era possibile fare alcuna considerazione in tema di identità o di esclusione, come più volte riconosciuto dagli stessi difensori dell’imputato''.

In sostanza ''la condanna irrevocabile di Stasi - sottolineano in una nota i due legali - non è certo dipesa da valutazioni inerenti il citato dna, bensì da sette diversi elementi di prova che risultano integrarsi perfettamente come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d'insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi, oltre ogni ragionevole dubbio''. I difensori precisano poi che ''l'attuale Procuratore Generale di Milano non risulta aver giudicato 'fondata' la richiesta di revisione avanzata dalla madre del condannato, richiesta in relazione alla quale dovrà semmai pronunciarsi la competente Autorità Giudiziaria di Brescia.

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