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Pestato da bulli, "condizioni critiche prima del ricovero"

28 aprile 2019 | 12.20
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Parla Irene Pandiani, direttore sanitario dell’ospedale Giannuzzi dove il 66enne bullizzato dalla baby gang è morto il 23 aprile

(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

di Silvia Mancinelli

"Le condizioni di Antonio Cosimo Stano erano drammatiche già prima del ricovero. Quando è arrivato in ospedale il quadro che ci siamo trovati davanti era di choc settico". A parlare all’Adnkronos è la dottoressa Irene Pandiani, direttore sanitario dell’ospedale Giannuzzi dove il 66enne bullizzato dalla baby gang è morto il 23 aprile. "A causare la morte è stata una grave peritonite instaurata giorni prima dell’arrivo in ospedale, sono stati trovati i tessuti già necrotici - spiega la dottoressa - Per giorni non si è alimentato, era disidratato, aveva una insufficienza renale, respiratoria. Ha subito un primo intervento il 12 aprile. Dopo quello, in rianimazione, era vigile, reidratato grazie alle cure antibiotiche a compensare ma le ulcere a livello gastrointestinale gli facevano perdere sangue. Il 18 ha subito un secondo intervento, è stato perfino trasportato a Taranto nel tentativo di embolizzare i vasi intestinali, ma a causa delle cattive condizioni della parete intestinale ormai compromessa dalla necrosi, non è stato possibile". 

Una agonia vera e propria, dunque, una lotta per salvare Stano finita alle 18 del 23 aprile, dopo la quarta operazione in appena undici giorni. "Questo caso lo stavamo seguendo, già durante il ricovero - precisa la direttrice sanitaria del Giannuzzi -  è avvenuto il sequestro della documentazione sanitaria dalla procura, le denunce erano già partite. Il nome dell’ospedale non deve essere compromesso perché è stato fatto tutto il possibile per salvarlo. Gli organi erano già compromessi a causa della necrosi avanzata a livello della mucosa quindi non è stato possibile suturare. Le condizioni in cui è arrivato non permettevano di effettuare una semplice gastroctomia. Portato a Taranto il 22, è tornato al Giannuzzi perché non è stato possibile fare l’intervento che si voleva fare e alle 18 del 23 aprile è deceduto".

Intanto, emergono nuovi dettagli. Un anno e mezzo fa i sanitari del 118, che hanno una postazione fissa alla fine di via san Gregorio Magno dove abitava la vittima, intervennero su segnalazione della polizia davanti alla casa di Stano. L'uomo era a terra, con delle ferite alla testa. Era spaventato, inerme, solo. Ancora una volta preso di mira dai ragazzini che, in quell’occasione, si divertirono lanciandogli contro delle pietre. Il 66enne venne medicato sul posto perché, vinto dal paura, rifiutò il trasporto in ospedale.

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