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L'ex parroco di Lampedusa a Salvini: "Madonna va imitata e non usata"

Per Don Stefano Nastasi è "contraddittorio" l'atteggiamento del capo del Viminale che sul palco a conclusione dei comizi bacia il rosario e invoca Maria

Don Stefano Nastasi
Don Stefano Nastasi
13 agosto 2019 | 16.52
LETTURA: 4 minuti

(di Rossana Lo Castro) -
"La Madonna va imitata e non usata. Questo vale per chiunque e ancora di più per chi riveste un ruolo istituzionale". Don Stefano Nastasi è uomo lontano dai riflettori. Per sei anni, dal 2007 al 2013, è stato parroco di San Gerlando a Lampedusa (Agrigento). Negli anni caldi dell'emergenza immigrazione, quando la più grande delle Pelagie era teatro di sbarchi continui, ha assistito le 'anime' di chi arrivava e di chi nell'isola viveva fianco a fianco con le storie di disperazione e di orrore dell'altra sponda del Mediterraneo. E' stato lui con una lettera a invitare Papa Francesco a Lampedusa. Una visita pastorale che don Stefano custodisce nel cuore. "Il messaggio del Pontefice è oggi più attuale che mai", dice all'Adnkronos.

Lo scontro tra il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e la nave Open Arms da 12 giorni in mare con il suo 'carico' di 151 vite lo segue attraverso i media. "Si bloccano le navi delle Ong - sottolinea amaro - ma i migranti arrivano da soli a bordo di piccole imbarcazioni. Una contraddizione". Così come per don Stefano è "contraddittorio" l'atteggiamento del capo del Viminale che sul palco a conclusione dei comizi bacia il rosario e invoca la Madonna. "Maria ci insegna a vivere e incarnare il Vangelo e il Vangelo parla di amore e accoglienza" dice il prete che da sei anni è parroco a Sciacca, nell'Agrigentino, ricordando che "tra coloro che arrivano parecchi sono cristiani".

Insomma per l'ex parroco di Lampedusa "non c'è un prima gli italiani e dopo gli altri. Occorre riuscire a conciliare e dare attenzione alle diverse situazioni di fragilità. Bisogna ragionare a 360 gradi e cercare risposte che diano sollievo all'una e all'altra situazioni. Risposte diverse nel tempo a seconda dei mutamenti che investono il nostro presente". Perché oggi invocare l'emergenza immigrazione è impossibile davanti ai "numeri irrisori rispetto al passato".

L'appello, allora va fatto all'Europa. "La risposta al fenomeno migratorio non può essere lasciata al singolo Stato - avverte -. E' arrivato il momento di aprire un confronto serio e maturo ricordando che non è solo una questione politica, perché quelli che lasciamo in mezzo al mare sono nostri fratelli, sono esseri umani, non numeri di una statistica".

La critica nei confronti della Comunità europea è dura. "Oggi l'Europa non esiste, è un'unione solo economica e i singoli Stati dimostrano un'insopportabile ipocrisia. Ognuno dice 'bisogna accogliere', salvo poi scoprire che a farlo devono essere gli altri". Uno scaricabarile a cui non si può più assistere secondo don Stefano. "E' un fenomeno globale e tutti siamo chiamati a risponderne", conclude.

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