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Gregoretti, Salvini e i 6 giorni della nave in attesa

Le tappe del caso che potrebbe mandare il leader della Lega a processo

(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)
10 febbraio 2020 | 10.35
LETTURA: 4 minuti

E' il 28 luglio del 2019. Sono da poco passate le tre di notte, quando la nave 'Gregoretti' della Guardia Costiera italiana attracca alla banchina Nato del porto di Augusta (Siracusa), con a bordo 131 migranti soccorsi il 25 luglio nel Mediterraneo in due distinte operazioni di salvataggio. Qualche ora prima, quando l’imbarcazione è ancora in rada al largo di Catania, viene fatta sbarcare una donna incinta all’ottavo mese di gravidanza insieme con il marito e ai due figli piccoli, dopo che i medici danno l’allarme per le sue condizioni di salute. Ma per gli altri 131 non c'è l'ok del Governo. Trascorreranno così quasi sei giorni a bordo prima di fare scendere i migranti dalla nave della Guardia costiera. Sei giorni in cui l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini non dà l'autorizzazione alla nave. E per quei sei giorni in cui i migranti sono stati lasciati a bordo, sotto la canicola, adesso il leader della Lega rischia di andare a processo.

I migranti a bordo “vengono assistiti dall’equipaggio e dal team medico in attesa, come confermato dal Ministero dell’Interno, delle determinazioni politiche e del riscontro positivo dell’Unione Europea sulla ricollocazione dei naufraghi soccorsi”, dicevano i medici del team Cisom a chi chiedeva notizie dello stato di salute dei naufraghi. Mentre il senatore ex grillino Gregorio De Falco che quel giorno twittava: "Sequestrare a bordo della Gregoretti, nave militare ormeggiata in acque interne, 131 naufraghi non solo è illegale, ma è stupida ed inutile crudeltà”.

Quel giorno era arrivato anche l'appello dell'lex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che si era rivolto all’Unione europea: “La Gregoretti ha ormeggiato stanotte al porto di Augusta, come è normale che sia per una nave militare. Ora la Ue risponda, perché la questione migratoria riguarda tutto il Continente”. E Palazzo Chigi aveva inviato anche una lettera a Bruxelles chiedendo alla Commissione di coordinare le operazioni di ricollocazione dei migranti e da Bruxelles erano partiti i contatti con i Paesi membri per raccogliere la disponibilità ad accogliere le persone soccorse.

Il via libera allo sbarco era arrivato solo per i 16 minorenni dalla nave Gregoretti. Mentre gli altri 116 hanno dovuto attendere quasi sei giorni prima di lasciare la nave. Lo sbarco è arrivato solo il 31 luglio. Lo scorso 20 gennaio il ministro Luigi Di Maio aveva sottolineato che la scelta di bloccare i naufraghi a bordo "è stata di Salvini". "E ognuno dovrebbe prendersi le proprie "responsabilità", aveva detto Di Maio. "Siccome non poteva controllare il processo nella giunta per le autorizzazioni, e quindi avrebbe perso, perché sa che è stata una sua scelta di propaganda bloccare quella nave, non è mai stata coordinata dal governo, allora ha deciso di ribaltare" il tavolo "e di dire 'mi faccio processare'", aveva sottolineato Di Maio.

Secondo l'atto di citazione contro Matteo Salvini del Tribunale dei ministri di Catania non c'era "nessun preminente interesse pubblico" e "nessun pericolo nemmeno per l’ordine pubblico". E' su quelle carte che l’aula di Palazzo Madama dovrà decidere se mandare a processo o no l’ex ministro dell’interno. Il giudizio non dovrà prendere in esame la legittimità delle politiche adottate allora dal Viminale ma la sua compatibilità con le norme internazionali e italiane.

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