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Scuola, 8 giugno sciopero generale

29 maggio 2020 | 18.14
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L'annuncio dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda al termine della riunione di oggi al ministero dell'Istruzione. M5S: "Scelta incomprensibile e fuori luogo"

(Afp)
(Afp)

Fallito il tentativo di conciliazione tra governo e sindacati sulle misure contenute nel Decreto Scuola. Al termine della riunione di oggi al ministero dell'Istruzione, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno proclamato lo sciopero generale per il prossimo 8 giugno.

L’incontro in videoconferenza, presieduto dal Capo di Gabinetto, Dott. Luigi Fiorentino, ha lasciato 'del tutto insoddisfatte' le organizzazioni sindacali che l’avevano richiesto, rappresentate dai loro segretari generali. Eccezion fatta per l’aggiornamento delle graduatorie dei supplenti, spiegano le cinque sigle sindacali, proposta che aveva già trovato risposta risolutiva nel testo di conversione del Decreto Scuola approvato nei giorni scorsi dal Senato, su tutte le altre questioni esposte nella lettera inviata per il tentativo di conciliazione le Organizzazioni Sindacali hanno dovuto prendere atto della "totale assenza di precisi impegni da parte dell’Amministrazione".

In modo particolare, proseguono Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, "nessuna disponibilità rispetto alla richiesta di un potenziamento degli organici del personale docente e ATA, la cui necessità è resa evidente dai contenuti del documento con cui il Comitato Tecnico Scientifico indica le misure indispensabili per un riavvio in sicurezza delle attività in presenza, fissando parametri di distanziamento che imporranno un’articolazione del lavoro su gruppi ridotti di alunni".

"Tale documento - evidenziano i sindacati di categoria - nel fornire un dettagliato quadro della situazione di cui si dovrà tenere conto nel programmare la riapertura delle scuole dal prossimo settembre, alla luce di tutte le precauzioni da adottare per prevenire rischi di contagio, ha reso ancor più evidente l’insufficienza delle risorse destinate al sistema d’istruzione per fronteggiare l’emergenza; per consentire di far fronte all’accresciuto fabbisogno di docenti e collaboratori scolastici, oltre che alla necessaria dotazione di materiali igienico sanitari e di DPI per alunni e personale, occorre infatti prevedere un loro sostanzioso incremento. Se davvero si vuol tornare in sicurezza alle attività in presenza, non bastano piccoli aggiustamenti, servono investimenti straordinari".

Ugualmente non accolte, nell’incontro di oggi, proseguono, "tutte le richieste avanzate dai sindacati: garantire il rigoroso rispetto del limite di 20 alunni per classe in caso di presenza di allievi con disabilità, rivedere almeno nella presente emergenza i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, provvedere alla messa in sicurezza degli edifici, promuovere modifiche normative che sottraggano i Dirigenti Scolastici da responsabilità improprie in merito alla manutenzione degli edifici, incrementare le risorse del FUN per la Dirigenza, prevedere un concorso riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA. Tutto ciò - ribadiscono - si aggiunge alla mancata attuazione degli impegni che avrebbero consentito a molti precari con almeno tre anni di servizio una stabilizzazione del rapporto di lavoro già il prossimo settembre, così come non vi è alcuna certezza sulle risorse da destinare al rinnovo del Contratto per il triennio 2019-21". Dall’esito totalmente negativo del tentativo di conciliazione, sottolineano, "consegue la decisione dei sindacati di indire lo sciopero di tutto il personale della scuola statale per l’intera giornata di lunedì 8 giugno. È una decisione - spiegano - assunta nella piena consapevolezza del carattere straordinario della situazione in cui la scuola si trova costretta a operare, in un contesto di generale emergenza per l’intera collettività, nel quale tuttavia sono emersi con ancor più evidenza ritardi e carenze da cui il nostro sistema è afflitto per la mancanza di un adeguato livello di investimento, evidenziato più volte negli ultimi anni nelle indagini e nei confronti internazionali".

"Proprio per questo - evidenziano - si fa oggi ancor più pressante la necessità di ridare a istruzione e formazione la dovuta centralità nelle scelte politiche, perché il superamento dell’attuale emergenza, con un ritorno in piena sicurezza alle attività in presenza, segni anche per il sistema scolastico un momento importante di rinnovamento e di crescita". "È forte il timore per la riapertura delle scuole, mancando ad oggi un progetto chiaro e ben definito sulle modalità con cui tornare all’attività didattica in presenza. Il personale della scuola ha dato in questi mesi una grande prova di responsabilità, senso civico, passione per il proprio lavoro: non possono essere queste le uniche risorse su cui far conto, è il momento - concludono - che faccia fino in fondo la sua parte chi ha la responsabilità di governare il Paese".

Una decisione quella dello sciopero generale che però fa infuriare i 5 Stelle. "La decisione delle sigle sindacali di proclamare lo sciopero della scuola come segno di protesta per le misure, a loro dire insufficienti, contenute nel Decreto Scuola, non ci sorprende. Tutte queste settimane - affermano in una not a gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato - durante le quali abbiamo lavorato al testo del decreto sono state caratterizzate da pressioni molto forti, che hanno visto i sindacati in prima linea sul fronte dell'opposizione ad una vera prova, selettiva e meritocratica, per l'assunzione e la stabilizzazione docenti precari. Su questo punto non si torna indietro, se ne facciano una ragione. Quanto al nodo risorse, ci basti ricordare che gli stanziamenti di questi ultimi mesi per la scuola, da quando Lucia Azzolina è ministra dell'Istruzione, non hanno precedenti. Già un miliardo è stato stanziato, e un altro miliardo e mezzo è previsto con le misure contenute nel decreto rilancio. Ovviamente, come ha già detto la ministra, lavoreremo per ottenerne di ulteriori. Ma indire uno sciopero davanti a un impegno così importante e soprattutto, in un contesto così delicato e precario determinato dall'emergenza coronavirus, è una scelta incomprensibile e fuori luogo".

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