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Malaysia: allarme Interpol, troppo pochi i controlli su passaporti rubati

11 marzo 2014 | 13.43
LETTURA: 2 minuti

Il rafforzamento delle misure di sicurezza e dei controlli introdotti negli aeroporti internazionali dopo gli attentati di Al Qaeda dell'11 settembre 2001 hanno indubbiamente complicato la vita dei passeggeri. Lunghe e snervanti code dal momento del check in fino a quello dell'imbarco, alle quali tutti ci sottoponiamo, in nome del superiore interesse generale. Quello della sicurezza, appunto. Eppure, nonostante la semi militarizzazione degli aeroporti, rimangono ancora aperte delle falle pericolose, ad esempio sul fronte dei controlli dei passaporti, come sta emergendo dalla vicenda del Volo 370 della Malaysia Airlines.

Le notizie secondo le quali due dei passeggeri che si trovavano a bordo dell'aereo viaggiavano con passaporti austriaci e italiani risultati rubati, rilanciano un problema del quale l'Interpol si lamenta da anni. E questo a prescidere dal fatto che le indagini riescano a stabilire un nesso tra i due passaporti rubati e l'ipotesi di un attentato terroristico. Secondo l'agenzia internazionale, "solamente una manciata di Paesi in tutto il mondo" effettua i controlli necessari a impedire che chi è in possesso di un passaporto rubato possa imbarcarsi su un aereo.

Se i documenti di identità presentati dai passeggeri al momento delle operazioni di controllo e di imbarco non vengono verificati attraverso il database dei "Documenti di viaggio rubati o smarriti" che l'Interpol mette a disposizione di tutti i Paesi, la falla nel sistema di sicurezza rischia di rimanere aperta ancora a lungo. Prima della partenza del Volo 370, infatti, nessuno aveva verificato i due passaporti rubati, confrontandoli con i dati inseriti nel databse dell'Interpol nel 2012 e 2013, ha riferito l'agenzia. (segue)

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