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Russia: sconfina la tigre liberata da Putin, cinesi mobilitati per proteggerla

09 ottobre 2014 | 15.46
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Ha passato il fiume Hielong Jang (noto anche come Amur) che segna il confine con la Cina la tigre siberiana Kuzya liberata lo scorso maggio da Vladimir Putin nell'estremo oriente russo insieme ad altri due esemplari della stessa sottospecie considerata protetta, Borya e Ilona, che sono invece rimasti in Russia. La guardia forestale cinese, allertata dai russi, sta facendo di tutto per localizzare e proteggere l'animale avvistato per l'ultima volta nella riserva naturale di Taipinggou, nella provincia nord orientale di Heilongijang, vicino al confine, ha spiegato il direttore del parco Chen Zhigang, citato dall'agenzia ufficiale cinese Xinhua.

"Un funzionario russo ci ha chiamato per segnalarci la zona in cui si trovava la tigre" dopo il suo sconfinamento avvenuto all'inizio di ottobre, ha aggiunto. "Auspichiamo che i nostri colleghi cinesi si prendano cura del predatore secondo quanto previsto dagli accordi di cooperazione internazionale", ha dichiarato Vitaly Timchenko, responsabile del programma speciale per le tigri al ministero dell'Ambiente, citato dall'agenzia russa Ria Novosti.

Più di 60 telecamere sono state quindi messe in funzione nei dintorni della riserva, personale della guardia forestale cinese sta cercando di rimuovere le trappole disseminate nella zona e di avvertire i contadini della presenza della tigre. Il cibo non dovrebbe essere un problema per Kuzya, che ha un collare con un sistema gps, ha sottolineato Chen: se non dovesse essercene abbastanza nella riserva di 20mila ettari, "saranno lasciati liberi capi di bestiame per nutrirla". Nell'estremo oriente russo sono rimasti solo 400 esemplari della tigre dell'Amur, 450 in tutto il mondo. Kuzya è uno dei cinque cuccioli trovati nella taiga orientale due anni fa (insieme a Ustin, Svetlana, Borya, Ilona) e accolte in un centro per la protezione.

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