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Caso Pistorius: Reeva non vorrebbe che sprecassi la mia vita dietro le sbarre

23 giugno 2016 | 10.54
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Oscar Pistorius  (Foto Xinhua)
Oscar Pistorius (Foto Xinhua)

"Reeva non vorrebbe che sprecassi la mia vita dietro le sbarre. Se mi fosse offerta l'opportunità di redenzione, mi piacerebbe aiutare i meno fortunati, come lo sono stato io nel mio passato". E' quanto ha dichiarato Oscar Pistorius nella sua prima intervista televisiva dopo la morte della sua ragazza, in cui ha spiegato che gli piacerebbe credere che "se lei mi potesse vedere" sarebbe d'accordo.

L'ex atleta paralimpico ha ammesso di meritare una condanna lunga per quanto successo la notte di San Valentino del 2013, ma ha veementemente negato di aver ucciso la modella 29enne, insistendo sul fatto che la sparatoria non è stata premeditata. "Non posso non essere d'accordo" con coloro che vogliono che venga punti, ha detto Pistorius, aggiungendo che "a volte mi sembra di non avere il diritto di vivere avendo preso la vita di qualcun altro".

Nell'intervista rilasciata all'emittente inglese Itv, che andrà in onda domani sera, l'ex corridore sudafricano - tra momenti di sincerità, auto giustificazioni, pianti prolungati e persino ululati - ha ribadito che la morte di Reeva Steenkamp è stato un tragico incidente causato dalla sua sincera convinzione che nell'appartamento ci fosse un intruso.

Pistorius ha raccontato di essere tornato a casa dopo le 18 e di aver trovato Reeva "sorridente e frizzante". Aveva cucinato un pasto romantico e apparecchiato la tavola con una candela. Dopo cena, si sono stesi sul letto e hanno chiacchierato.

"Quando sono andato in camera ho messo la mia arma da fuoco sul lato sinistro del letto", ha detto, quindi si è tolto le protesi e si è addormentato, fino alle 3 del mattino quando si è svegliato per aver "sentito un rumore proveniente dal bagno". "Sono stato preso dal panico pensando che qualcuno stesse entrando dalla finestra" forse utilizzando una scala.

L'atleta ha detto di aver preso la pistola e, credendo che Reeva fosse ancora nella stanza, le ha intimato di scendere e chiamare la polizia. Pistorius ha detto che era terrorizzato mentre camminava verso il bagno sui suoi moncherini. "Tutto ad un tratto ho sentito un rumore, Pensando che qualcuno stesse per aprile la porta del bagno ho sparato quattro colpi". Improvvisamente si è reso conto che la fidanzata non era nel letto, l'ha quindi cercata sul pavimento e dietro le tende, pensando che si fosse nascosta.

Quando ha capito che poteva essere nel bagno, ha preso una mazza Pistorius da cricket e sfondato la porta. All'interno Reeva era accasciata sul water. "Era morta. C'era sangue dappertutto", ha affermato Pistorius, ricordando di averle messo un asciugamano sotto la testa. "Ho cercato di prenderla, ma c'è così tanto sangue che non riuscivo a stare in piedi. Ad un certo punto mi è sembrato che respirasse ancora quindi ho provato a farle la rianimazione bocca a bocca, ma c'era troppo sangue".

L'accusa hanno definito le dichiarazioni di Pistorius delle bugie, sostenendo che l'atleta ha ucciso la sua fidanzata dopo una lite spinto dalla gelosia per un ex-fidanzato. La ragazza sarebbe fuggita in bagno e inseguito da Pistorius che prima ha cercato di rompere la porta con la mazza da cricket, poi è tornato con la sua 9mm, sparando alla porta da distanza ravvicinata.

L'ex campione sa di rischiare fino a 15 anni di carcere per omicidio volontario, dopo che la Suprema corte d' Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado che lo aveva condannato per omicidio colposo. La scorsa settimana la difesa, nel corso di un'udienza, oltre a dire che soffre di ansia e depressione, ha chiesto a Pistorius di camminare sui quello che gli resta delle gambe per dimostrare la sua vulnerabilità. Alla stessa udienza, il padre di Reeva, Barry Steenkamp, ha detto l'omicidio di sua figlia aveva devastato la loro famiglia. A decidere quanti anni Blade Runner trascorrerà in carcere sarà il giudice Thokozile Masipa, il prossimo 6 luglio.

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