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E' già una polveriera

06 dicembre 2017 | 11.48
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(Afp)
(Afp)

Donald Trump ha deciso: è l'ora di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele, offrendo il suo sostegno ad una soluzione di pace con due Stati, "se sarà concordata dalle parti".

In giornata, intanto, migliaia di palestinesi sono scesi in piazza in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza per protestare contro la decisione degli Stati Uniti di trasferire la loro ambasciata in Israele a Gerusalemme. Da Ramallah a Jenin, passando per Tubas, Hebron, Nablus, Gaza, Rafah e Khan Younes: i dimostranti hanno sventolato le bandiere palestinesi e lanciato slogan per Gerusalemme capitale dello Stato di Palestina.

La decisione Usa "farà divampare il conflitto e porterà ad un'escalation di violenza in tutta la regione" è l'avvertimento lanciato dal premier del governo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Rami al-Hamdallah. In un incontro con i diplomatici dell'Ue, Hamdallah ha precisato che "Gerusalemme non riguarda solo i palestinesi, bensì tutti i popoli e i Paesi arabi e islamici, che rifiutano questa decisione".

Papa Francesco: "Rispettare status quo"

Il trasferimento dell'ambasciata Usa, ha sottolineato, "porrà fine al processo di pace e alla soluzione dei due Stati". Hamdallah ha poi chiesto ai Paesi dell'Ue di riconoscere lo Stato di Palestina per salvare il processo di pace e la soluzione dei due Stati e di fare pressioni affinché siano applicate le risoluzioni dell'Onu.

ABBAS: INTERVENGA L'ONU - Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, ha chiesto l'intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu affinché convinca Trump a rinunciare al trasferimento.

Nella lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, riporta la 'Wafa', Abbas ha sottolineato che la mossa di Trump significherebbe "la fine del processo di pace". Nabil Shaath, uno dei principali consiglieri del leader palestinese, ha detto che il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele rappresenta la "morte della madre di tutti gli accordi" sulla città santa.

Abbas ha anche lanciato un appello all'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini: "E' necessario che tutte le parti intervengano per impedire che sia attuata la decisione statunitense". In una sua telefonata a Mogherini, Abbas ha illustrato gli sviluppi su Gerusalemme e i rischi legati a questo passo.

LEGA ARABA - Una nuova "ferma condanna" è giunta dal segretario generale della Lega araba, Ahmed Abul Gheit, che ha definito il fatto di "prendersi gioco dello status di Gerusalemme" una "provocazione ingiustificata". Abul Gheit ha fatto appello a "tutti i leader del mondo che amano la pace ad affrettarsi a contattare gli Stati Uniti per fermare l'attuazione di questa vergognosa decisione".

TURCHIA - Il premier turco Binali Yildirim ha parlato di "decisioni illegittime" da parte degli Usa: "E' essenziale per il futuro della regione e della pace nel mondo che il presidente americano" non vada avanti con il piano annunciato.

IRAN - L'Iran inoltre "non tollererà la profanazione dei luoghi santi islamici" ha dichiarato il presidente iraniano, Hassan Rohani. "La Repubblica islamica dell'Iran non è mai stata d'accordo nel modificare i confini regionali e non tollererà la profanazione dei luoghi santi islamici".

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