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Pd, i 'magnifici 7'

26 novembre 2018 | 07.28
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(Fotogramma)
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Li hanno già battezzati i 'magnifici 7' o, calcando forse un po' la mano sull'ironia, i 7 nani. Sono i candidati al Congresso del Pd in campo sino ad oggi: Nicola Zingaretti, Matteo Richetti, Francesco Boccia, Dario Corallo, Cesare Damiano, Marco Minniti e Maurizio Martina in ordine di discesa in campo. In attesa che la commissione Congresso (convocata anche lunedì) risolva le questioni regolamentari e che la Direzione di mercoledì fissi la data delle primarie, le truppe dem si stanno schierando.

I termini per la presentazione delle candidature sono aperti fino a metà dicembre e il panorama può sempre cambiare, magari con una candidata che rompa lo schema tutto al maschile di questo Congresso. Intanto nel partito, dai territori al Parlamento, la conta in ottica gazebo è scattata. Zingaretti sin da principio ha avuto l'ok di un gruppo di circa 200 sindaci tra cui Virginio Merola (Bologna), Carlo Marino (Caserta), Michele De Pascale (Ravenna), Esterino Montino (Fiumicino,) Alessandro Tambellini (Lucca).

Se il governatore del Lazio conta, tra i big del partito, sull'appoggio di Dario Franceschini e Paolo Gentiloni, tra i 'colleghi' governatori è Luca Ceriscioli (Marche) che si è subito schierato con lui. A livello parlamentare le truppe 'zingarettiane' stanno ancora serrando i ranghi e la spina dorsale del gruppo è rappresentata soprattuto da AreaDem e dall'aera di Andrea Orlando. Alla Camera è Paola De Micheli a presidiare l'area di cui fanno parte tra gli altri Piero Fassino, lo stesso Orlando, Roberto Morassut. Al Senato si dovrebbero contare sino a ora una decina di senatori 'zingarettiani' tra cui Luigi Zanda, Roberta Pinotti, Monica Cirinnà, Anna Rossomando.

Minniti può contare sui circa 500 sindaci che hanno firmato un appello in suo sostegno tra cui Matteo Ricci (Pesaro), Dario Nardella (Firenze), Antonio Decaro (Bari), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Giorgio Gori (Bergamo). Tra i governatori, l'ex ministro ha dalla sua Catiuscia Marini e Vincenzo De Luca. Ma è nei gruppi parlamentari che la mozione Minniti (che conta sull'apporto da dietro le quinte di Nicola Latorre, Achille Passoni e Andrea Manciulli) trova consenso.

Grazie al lavoro di Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Ettore Rosato l'ex ministro dell'Interno potrebbe avere il sostegno di circa il 70% dei 162 parlamentari dem. In particolare a palazzo Madama sarebbero tra i 32 e 34 i senatori (sui 52 totali) ad aver firmato un documento pro Minniti, a partire dal capogruppo Andrea Marcucci. Alla Camera, invece, sarebbero oltre 60 deputati per l'ex ministro dell'Interno su 111 totali.

Martina ha spiegato che la sua proposta congressuale avrà al centro giovani e donne. Gli sponsor del segretario uscente, tra i big del partito, sono il capogruppo alla Camera Graziano Delrio e Matteo Orfini. Tra i deputati Martina può contare anche su Debora Serracchiani, Carla Cantone, Giuditta Pini, Chiara Gribaudo, Andrea De Maria e Matteo Mauri mentre al Senato ci sono Tommano Nannicini (già con Renzi a palazzo Chigi), Francesco Verducci, Valeria Valente, Roberto Rampi a sostenerlo.

Matteo Richetti e Francesco Boccia non fanno incetta di sostenitori nei gruppi parlamentari ma la loro candidatura ha un taglio ben preciso. Richetti ha lanciato una campagna congressuale tutta incentrata sui giovani e sull'apertura delle primarie. Boccia, che ha il sostegno del governatore della Puglia Michele Emiliano, è attento tra l'altro alle ragioni del sud ed ha subito chiarito: "Basta partito dei selfie".

Anche gli altri due sfidanti, Damiano e Corallo, hanno dato al loro impegno congressuale una cifra ben precisa. L'ex ministro è appoggiato dal movimento del LaburistiDem ed è stato uno dei primi a pubblicare il suo programma basato su tre parole d'ordine: uguaglianza, lavoro e democrazia.

Corallo, 30 anni, viene dalla 'cantera' dei Giovani democratici e ha usato parole di fuoco sulla classe dirigente dem ("avete fallito") e sullo stato del partito: "Dobbiamo resettare questo Pd e costruire un partito nuovo. Ci candidiamo a ricostruire il Pd dalle sue fondamenta".

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