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Elezioni

'Cav pigliatutto' alle Europee

06 febbraio 2019 | 07.03
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(AFP)
(AFP)

C'è agitazione a Bruxelles tra le fila degli eurodeputati di Forza Italia. Silvio Berlusconi capolista dappertutto per le elezioni del 26 maggio, raccontano, potrebbe creare più di qualche problema e grattacapo, perché, per effetto della parità di genere, penalizzerebbe i candidati maschi. La legge elettorale che regola le europee in Italia, infatti, risalente al 1979 e modificata nel 2014, impone l'obbligo dell'alternanza di sesso solo per i primi due nomi in lista. Di conseguenza, sarebbero avvantaggiate solo le donne, che, in accoppiata con il Cav, farebbero en plein di voti, togliendo preferenze ai colleghi uomini.

Il 'Berlusconi versione pigliatutto', riferiscono, avrebbe creato malumori tra alcuni europarlamentari uscenti maschi, scoraggiando anche chi (qualcuno dei big) era intenzionato a scendere in campo, specialmente al Sud e nelle Isole. Se il presidente di Fi dovesse correre in tutte e cinque le circoscrizioni, sicuramente tirerebbe la volata alle quote rosa, lasciando a bocca asciutta chi si trova nelle liste dal terzo posto in poi. "Gli italiani a stento voteranno per due candidati, figuriamoci tre", fa notare un esponente azzurro di lungo corso. Non solo, c'è poi un'altra 'variabile', non di poco conto: una volta eletto, per quale circoscrizione Berlusconi opterà tra le cinque?

Sul tavolo di palazzo Grazioli, raccontano, ci sarebbe anche il caso di Antonio Tajani. Sempre per la rappresentanza di genere, il numero due del partito e attuale presidente del Parlamento Ue dovrà correre terzo, (probabilmente al Centro, sua circoscrizione d'elezione) dietro Berlusconi e una forzista, rischiando di uscirne azzoppato. Tant'è che qualcuno scommette che alla fine il leader azzurro non correrà ovunque, lasciando il 'Centro' al suo vice. Da Arcore fanno sapere che ancora non sono stati affrontati questi argomenti, ma le incognite restano.

A complicare il quadro, il fatto che la 'ridiscesa in campo' di Berlusconi non vede tutti d'accordo. L'unico uscito allo scoperto è stato Giovanni Toti, ma tra gli azzurri c'è chi a mezza bocca lascia trapelare tutte le sue perplessità. Di certo, la candidatura del leader azzurro per lanciare la sfida ai sovranisti anche in Europa ha sicuramente risollevato gli animi nel partito e servirà a blindare i voti dell'elettorato moderato che non si riconosce nella Lega salviniana, ma avrebbe anche fatto arricciare il naso a chi preferiva un Cav defilato, nel ruolo di king maker 'guastafeste' del centrodestra e non esposto in prima persona senza l'appeal dei temi d'oro.

La legge elettorale che regola nel nostro Paese le europee è del 1979, la più datata tra quelle vigenti, tanto che è stata firmata dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini: si tratta di un proporzionale puro al quale nel 2009 è stata poi aggiunta una soglia di sbarramento del 4%. Grazie al voto di preferenza, ogni elettore può scrivere fino a tre nomi presenti in una stessa lista, ma sempre rispettando la rappresentanza di genere: secondo una modifica approvata nel 2014, non si possono votare tutti maschi o tutte donne, perché in quel caso il terzo voto verrebbe annullato. L’Italia viene divisa in cinque circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un numero prestabilito di europarlamentari.

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