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Caso Siri, che succede ora?

03 maggio 2019 | 12.43
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Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli: "La proposta di revoca diventa ed è un atto politico"

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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di Federica Mochi

Potrebbe diventare "un atto politico" la proposta di revoca dell'incarico al sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri, indagato per corruzione. E' la sintesi della valutazione fornita all'Adnkronos da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale. "Il Consiglio dei ministri nomina su proposta del Presidente del Consiglio i sottosegretari e si considera che possa esistere anche un potere di revoca - premette Mirabelli -. Ciò non vale per i ministri, che sono nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio. Questo è il punto di vista formale della revoca, il resto diventa un atto politico".

"La proposta di revoca - spiega ancora Mirabelli - deve essere comunque messa ai voti, l'iniziativa è sua e suo è il potere. Probabilmente si tratta di un atto che serve a stimolare le dimissioni del sottosegretario Siri ma qualora le dimissioni non ci fossero e la proposta venisse mantenuta, il Consiglio dei ministri delibererà nel suo ufficio".

E se alcuni ministri dovessero trovarsi in dissenso? "Il Cdm è un organo collegiale - sottolinea il presidente emerito della Corte Costituzionale - perciò vale normalmente la regola della maggioranza. Il Consiglio dei ministri si esprime pressoché all'unanimità e se non ci fosse unanimità, a quel punto potrebbe esserci un voto a maggioranza del Consiglio".

La proposta di revoca, osserva Mirabelli, "diventa ed è un atto politico. Lo stesso Conte ha chiarito che non si tratta di una valutazione sulla fondatezza o meno delle accuse, ma di una scelta di tipo politico che deve essere palesemente manifestata dal governo. Non c'è un giudizio sulla fondatezza dell'accusa. Conte esercita un suo potere che è quello di unità di indirizzo e direzione dell'attività di governo".

La richiesta "è un atto formale - ribadisce Mirabelli - perché la responsabilità politica è del governo. I sottosegretari non hanno attribuzioni proprie ma gli vengono delegate dal 'capo del dicastero'. Mentre la revoca delle deleghe fa mantenere al sottosegretario il suo status, la revoca dell'incarico lo elimina dalla compagine governativa".

Se invece il presidente del Consiglio "non avesse l'appoggio quantomeno maggioritario del governo e la sua proposta venisse bocciata - ragiona Mirabelli - in quel caso, forse dovrebbe riflettere se ha ancora la capacità di mantenere la situazione perché difficilmente sarebbe in grado di esprimere quell'unità di indirizzo che gli è richiesta". "Ma - puntualizza - questa è solo un'ipotesi".

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