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Caso Regeni, Palazzotto: "Commissione sentirà Di Maio e Guerini"

02 luglio 2020 | 18.16
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"Abbiamo acquisito l'esito dell'incontro che è, palesemente, un incontro non concludente e questo è un giudizio comune della Commissione. Abbiamo confermato l'orientamento della nostra indagine e, a maggior ragione, continueremo ad approfondire il tema dei rapporti politici-diplomatici con l'Egitto e la loro influenza sulla cooperazione giudiziaria. Abbiamo stilato il calendario delle prossime audizioni e la Commissione proseguirà il proprio lavoro ascoltando tutti i ministri e i presidenti del consiglio che si sono susseguiti dal 2016 a oggi e che hanno seguito direttamente i rapporti con l'Egitto e il dossier". Lo annuncia all'Adnkronos il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni Erasmo Palazzotto dopo l'Ufficio di presidenza della stessa Commissione che si è riunito oggi pomeriggio, all'indomani dell'incontro tra magistrati italiani ed egiziani.

"Partiremo dal governo in carica, con i ministri Di Maio e Guerini, poi sentiremo Gentiloni, nella sua duplice veste di presidente del consiglio e ministro degli Esteri, sentiremo Renzi, Minniti, Moavero Milanesi, Salvini che da vicepremier si è recato in Egitto", sottolinea Palazzotto. "Ci auguriamo di riuscire a concludere questo ciclo di audizioni prima della pausa estiva", continua.

"I segnali che arrivano da parte egiziana sono inequivocabili, adesso si stabilisca quando si raggiunge un limite e quando decidere che è abbastanza e bisogna prendere un'iniziativa. Si dica chiaramente che, se non arrivano segnali l'Italia cambierà strategia rispetto all'Egitto", prosegue.

"Noi siamo in una dinamica nella quale si è deciso che la ripresa dei rapporti fosse una strategia per riaprire la collaborazione giudiziaria, fino a qui la ripresa dei rapporti, che pure è stata chiara, non ha prodotto nessun risultato, anzi ci testimonia che la situazione è peggiorata", osserva Palazzotto.

"Il punto è: si decida quale, ma si decida che c'è un momento in cui non sopporteremo oltre - precisa Palazzotto - Siamo davanti a un governo che, negli ultimi quattro anni, ha continuamente tentato di depistare e occultare la verità, siamo davanti a un incontro tra procure che dopo 14 mesi dalla rogatoria non ci dà alcuna risposta, anzi al contrario fa richieste che sembrano quasi una provocazione, come se si dovesse indagare su cosa facesse Giulio Regeni e non su chi lo ha ucciso. Mi pare che i segnali siano abbastanza chiari, sono arrivati oggetti che venivano attribuiti a Giulio Regeni e sono in realtà gli oggetti di uno dei primi tentativi di depistaggio".

Il presidente della Commissione si aspetta a questo punto un'iniziativa da parte dell'esecutivo. "In assenza di risposte che siano all'altezza dalla parte egiziana, mi aspetto che dal governo ci sia una presa di posizione ferma rispetto alla gravità dei fatti che stiamo vivendo", sottolinea.

"Credo che un segnale forte debba arrivare da parte italiana che sia un richiamo dell'ambasciatore o siano altre forme", sottolinea Palazzotto secondo il quale deve arrivare "un segnale che anche l'Italia non è soddisfatta di ciò che è arrivato dall'Egitto e non siano semplici dichiarazioni. Credo che, a questo punto, non sia più in discussione il fatto che il governo dovrà prendere una iniziativa, qualunque essa sia".

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