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Contratti: Federmanager, importante risultato su retribuzione variabile

20 gennaio 2015 | 13.11
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Ambrogioni, siglato accordo con Confindustria per 80.000 dirigenti.

Giorgio Ambrogioni - (foto Labitalia)
Giorgio Ambrogioni - (foto Labitalia)

Un "primo vero, grande risultato: quello di aver mantenuto un importante ruolo per il contratto collettivo" e poi un altro obiettivo centrato: "Quello di aver reso per la prima volta obbligatoria la retribuzione variabile per i nuovi dirigenti e per quelli 'in itinere'". A sintetizzare così con Labitalia l'esito della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di circa 80mila dirigenti d'aziende, industriali, grandi medie e piccole a capitali nazionali e esteri, è il presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, che qualche giorno fa ha siglato ufficialmente il nuovo accordo insieme al vicepresidente di Confindustria e responsabile per le relazioni industriali, Stefano Dolcetta.

"Fuori da ogni retorica -aggiunge Ambrogioni- dobbiamo dire che è stato un negoziato molto difficile e questo perché c'è stata una componente di Confindustria che ha pensato fosse giunto il momento di dare una spallata definitiva al contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti d'azienda industriali e quindi inaugurare una fase nuova, una fase in cui si privilegiasse il rapporto individuale dirigente-azienda, fuori da ogni riferimento collettivo".

"Il primo vero, grande risultato di questo negoziato, dunque, è stato quello di aver mantenuto un importante ruolo del contratto collettivo", sottolinea il presidente di Federmanager.

Sull'esito del rinnovo ha pesato negativamente, spiega il presidente di Federmanager, "la situazione economica in cui operiamo". "E' un rinnovo che non porta grandi risorse da un punto di vista economico -avverte Ambrogioni- ma mette in sicurezza alcuni aspetti importanti".

"Per quanto riguarda - prosegue - il livello retributivo di ingresso in categoria, l'abbiamo portato da 63.000 a 66.000 euro annui lordi. Non solo. La cosa più importante è che per la prima volta abbiamo reso obbligatoria la retribuzione variabile per i nuovi dirigenti e per quelli 'in itinere' posizionati sui trattamenti retributivi minimi di garanzia ed esplicitato, per la prima volta, il principio che la retribuzione di un dirigente è composta da una parte fissa e una variabile. Una quota importante di dirigenti potrà ora pretendere la quota variabile di retribuzione giocata sui risultati".

Anche per i dirigenti "la situazione da un punto di vista occupazionale resta difficile, se non critica in certi comparti: le ristrutturazioni continuano a essere pesanti e continuiamo a perdere posti di lavoro dirigenziali, solo in parte compensati da incarichi consulenziali da cocopro, che non sono certo la stessa cosa", sostiene Ambrogioni.

Per questo, nel contratto è stata data molta importanza al welfare: "Abbiamo creato le premesse per costituire un fondo bilaterale -annuncia Ambrogioni- a cui contribuiscono imprese e dirigenti per aiutare i dirigenti che perdono il posto di lavoro. Nel 2016 dovremo disporre di circa 18 mln di euro l'anno finalizzati a riconoscere al dirigente disoccupato alcune tutele sanitarie e assicurative per massimo 12 mesi ma soprattutto per finanziare politiche attive che aiutino il dirigente a ritrovare lavoro".

Dall'inizio della crisi ad oggi, si sono persi più di 15.000 posti di lavoro dirigenziali. "Sono 15.000 persone -dice Ambrogioni- che fanno fatica a tornare in gioco. Dobbiamo reagire a questa perdita anche perchè tutte le ricerche hanno dimostrato che le imprese che hanno retto in questo difficile periodo sono quelle in cui c'è stata comunanza di intenti tra ruolo imprenditoriale e ruolo manageriale. E su questo abbiamo anche commissionato una ricerca a Prometeia".

Quello del salario variabile è un punto fondamentale per l'associazione di rappresentanza dei manager. "Parliamo tanto di meritocrazia, ma poi -sostiene Ambrogioni- bisogna applicarla. E la meritocrazia si applica quando leghiamo una parte importante della retribuzione ai risultati personali e aziendali. Questo è il salto culturale che noi chiediamo -conclude- ed è stato difficile farlo non perchè nelle aziende questo non si faccia, ma perchè spesso e volentieri lo si fa in maniera opaca e unilaterale. Non ci sono regole condivise e quello che noi chiediamo è trasparenza e condivisione dei risultati" .

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