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Fisco: C.Conti, pressione locale piu' elevata nei territori in affanno

06 marzo 2014 | 13.44
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Nell'imposizione dei tributi degli enti locali e territoriali emerge ''una sorta di regola distorsiva, in virtù della quale i territori con redditi medi più bassi, espressione di economie più in affanno, sono penalizzati da una pressione fiscale locale più elevata''. Lo rileva il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, nell'audizione della commissione per l'attuazione del federalismo fiscale. ''Emblematico'' risulta, in particolare, il caso delle addizionali regionali e comunali all'Irpef e ancor più significativo è il reticolo territoriale che contrassegna la struttura dell'Irap. In genere, si paga di più nelle Regioni a statuto ordinario che non in quelle a statuto speciale.

Sono, questi, fattori che registrano una convergenza particolare nelle realtà del Mezzogiorno, che arrivano a scontare un prelievo pari a 2,5 volte quello minimo che si registra in alcune Regioni del Nord: un rapporto destinato ad aumentare nel biennio 2014-2015, allorché le Regioni potranno esercitare la facoltà di aumentare l'aliquota di complessivi 1,6 punti (come ha già fatto la regione Lazio).

Si tratta di un divario che, a fronte di un medesimo livello di reddito, comporta a carico del singolo contribuente una forte differenza di prelievo complessivo (composto da Irpef più addizionali), soprattutto in corrispondenza dei più bassi livelli di imponibile. E' quanto emerge confrontando due realtà territoriali che si collocano agli antipodi quanto ad incidenza delle addizionali Irpef: Catanzaro con il 2,83 per cento e Trento con l'1,23 per cento. A parità di reddito, lo stesso contribuente è assoggettato ad un maggior prelievo (Irpef + addizionali) che si commisura al 29,6 per cento, 12,5 per cento e 5,0 per cento a fronte di un imponibile pari, rispettivamente a 0,7, 1 e 3 volte il reddito medio da lavoro dipendente (circa 30 mila euro lordi).

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