Lo scorso luglio la Corte d'Assise aveva assolto la 34enne con formula piena, per non avere commesso il fatto, dall'accusa di avere ucciso il piccolo e l'aveva condannata a 4 anni di carcere per abbandono di minore
È definitiva la sentenza a carico di Katerina Mathas, la trentenne genovese processata per la morte del figlio Alessandro di otto mesi, torturato e ucciso la notte del 15 marzo 2010 in un residence di Genova Nervi: il 18 luglio scorso la Corte d'Assise di Genova aveva assolto Mathas con formula piena - per non avere commesso il fatto - dall'accusa di avere ucciso il piccolo e l'aveva condannata a quattro anni di carcere per abbandono di minore. Quella notte il piccolo Alessandro era entrato nel residence con la madre e il suo compagno, Antonio Rasero. Secondo la sentenza della Corte era stato ucciso quando la madre non era presente. Né la procura generale né i difensori di Katerina Mathas, gli avvocati Paolo Costa, Manuele Ciappi e Igior Dante, hanno presentato appello contro la sentenza, che quindi, trascorsi i termini, è definitiva.
Resta ora da celebrare, dopo l'annullamento dell'assoluzione, il secondo appello a carico di Rasero, 34 anni, condannato in primo grado a 26 anni per il delitto del bambino e poi assolto in appello. L'assoluzione in secondo grado era stata annullata dalla Cassazione. Il processo si celebrerà a Milano.