"Il tema dei rapporti tra magistratura e politica, il tema dei magistrati in politica, è un tema all'ordine del giorno dei lavori del Csm. Ci sono alcune cose che può fare il Consiglio e altre che può fare il legislatore. L'importante è cercare di salvaguardare l'immagine della separatezza tra attività giudiziaria e attività politica. Negli ultimi anni questa immagine di separatezza, molte volte, è andata in crisi". Lo ha detto all'Adnkronos Piergiorgio Morosini, componente del Csm ed ex gup di Palermo, parlando delle polemiche sollevate nei giorni scorsi dal Procuratore facente funzione di Palermo Leonardo Agueci, dopo la nomina del pm Vania Contrafatto ad assessore regionale della Giunta Crocetta. "Bisogna trovare delle soluzioni e su questo sia il legislatore che il Csm possono fare qualcosa. La pratica aperta dal Csm mira proprio a questo, probabilmente produrrà una risoluzione sotto questo profilo - dice Morosini - I lavori sono iniziati".
Il Csm, la scorsa settimana, ha dato il via libera all'aspettativa del pm Contrafatto ma ha aperto una pratica in cui si leggeva: "Il Consiglio ritiene necessaria una nuova riflessione generale anche in relazione alla possibilità di una normativa secondaria che limiti, o comunque regolamenti, nell'interesse della giurisdizione, l'ingresso del magistrato in politica e, in particolare, il passaggio diretto dalla giurisdizione all'assunzione di incarichi nel territorio".
Le nuove regole a cui pensa il Csm devono riguardare tanto il fenomeno del passaggio diretto del magistrato dalla giurisdizione all'incarico elettivo, o per chiamata (come nel caso dell'assessore di Crocetta), quanto la questione del rientro in magistratura dopo aver svolto un incarico politico.