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Giustizia: Orlando, riforma sistema penitenziario e pene alternative per paese più civile (2)

19 maggio 2015 | 15.51
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"Tante le domande che ci siamo posti e abbiamo pensato di provare attraverso una via inedita. Di solito sono temi che vengono affrontati da commissioni di accademici e magistrati ma astrattamente rispetto alla vita reale. Dunque abbiamo pensato di coinvolgere tutti coloro che nelle carceri operano e che il lavoro fosse rivolto anche all'esterno. Ci siamo resi conto che in tutti i casi c'era un convitato di pietra: il senso comune sul quale si fa propaganda. Rispetto a ciò - confida il Guardasigilli - abbiamo anche dovuto limitare le nostre intenzioni iniziali. Pressioni che derivano dalla campagna secondo cui ogni cambiamento delle modalità e delle finalità della pena comporta insicurezza per incolumità cittadini".

Per Orlando, in Italia si verifica il paradosso che "siamo il paese dove l'esecuzione penale costa di più e anche dove c'è recidiva più alta. Non riusciamo a garantire - afferma - una riduzione della recidiva. Quindi soldi e investimenti di risorse pubbliche in una fase così complessa e di crisi non vanno nella direzione promessa e proposta". Ecco perché "abbiamo pensato di chiamare tutti, compresi opinionisti e intellettuali, per contribuire a formare il senso comune". E' però "difficile quando spesso sentiamo dire "buttiamo via la chiave". In mezzo ai due poli - questo l'invito - dobbiamo cercare di ricostruire un principio di razionalità, come si coniugano sicurezza e dignità. Non siamo in una parte separata del mondo, ma qui in carcere c'è un pezzo di società. Chi ha commesso cose gravissime non deve perdere il suo tratto di umanità e dignità".

Quello degli Stati generali e' un "percorso per provare a parlare alla società e riempire due scatole" una normativa e una organizzativa. "Tutto questo lavoro che faremo non sarà semplicemente una serie di stimoli e confronti fine a se stessi, ma avrà una ricaduta concreta" sulle norme e sulla organizzazione. Insomma, conclude Orlando, "un lavoro che può consentire di costruire un sistema di esecuzione della pena più civile, ma anche un paese più civile tout court. Cosa degna di grande investimento e grandi sforzi. Le risposte che sto ricevendo anche da culture politiche diversissime mi fanno sperare che questo lavoro possa portare dei frutti".

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