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Governo, al via totoministri: entra Fassino e risale Boschi

10 dicembre 2016 | 18.22
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Più gli indizi portano Paolo Gentiloni a palazzo Chigi, più si infittisce il totonomi della squadra del nuovo governo. Prima, però, c'è un passaggio non secondario sul 'target' che dovrà avere l'esecutivo: accompagnare (velocemente) il Paese alle urne o portarlo a fine legislatura (anche fermandosi poco prima)?

Sia nel primo caso (quello probabilmente più gradito ad un Matteo Renzi ormai già 'settato' sulla segreteria del Pd e una stagione congressuale da aprire domenica 18 con l'Assemblea, che potrebbe tenersi a Milano) sia nel secondo, dalle prime indiscrezioni con Gentiloni premier l'organigramma di Renzi non dovrebbe venire stravolto.

Organigramma che, come indicherebbero anche i tanti colloqui avuti da Renzi tra ieri oggi con i leader delle varie aree dei dem, dovrà rispettare soprattutto gli equilibri interni al Pd. Secondo le prime voci sul totonomi, tra i posti più 'sensibili' c'è quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che dovrebbe restare all'attuale titolare: Luca Lotti. Conferme ci sarebbero anche per Dario Franceschini alla Cultura, Pier Carlo Padoan all'Economia, Roberta Pinotti alla Difesa, Maurizio Martina all'Agricoltura, Andrea Orlando alla Giustizia, Graziano Delrio alle Infrastrutture.

Discorso a parte per Carlo Calenda, ben messo per una riconferma allo Sviluppo. Ma il punto è che bisogna trovare un 'erede' di Gentiloni alla Farnesina e Calenda potrebbe avere il profilo giusto. In alternativa, si parla di una soluzione 'interna' come quella della segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni. Altra ipotesi che circola per gli Esteri è quella di Piero Fassino, che rappresenta Areadem (l'area di Dario Franceschini), anche se viene descritta come "difficoltosa".

Un drappello di ministre viene dato in bilico, ma i giochi sarebbero ancora aperti. Marianna Madia ha sì avuto lo stop della Consulta ad una parte della 'sua' riforma della Pa, ma la stessa riforma necessita degli ultimissimi passaggi e un nuovo ministro rallenterebbe tutto. Un addio di Maria Elena Boschi, vittima del referendum, non è così scontato come potrebbe apparire. La ministra, tra l'altro, ha un pacchetto di deleghe che potrebbe esercitare a tempo pieno, senza le riforme: Rapporti con il Parlamento e Pari opportunità.

Anche Beatrice Lorenzin veniva data in forse, ma il suo futuro è legato piuttosto al punto da fare tra Pd e Ncd sugli equilibri politici del nuovo governo. Più traballante, invece, sarebbe la poltrona di Stefania Giannini, per la 'fredda' accoglienza avuta dalla riforma Buona scuola e per gli scarsi appoggi interni al partito della ministra (la Giannini viene da Scelta civica). Al suo posto potrebbe andare Francesca Puglisi (Areadem). Anche il ministero del Lavoro potrebbe essere sottoposto ad un 'pit stop'. Se Giuliano Poletti dovesse vacillare, potrebbe rientrare in gioco Teresa Bellanova (oggi allo Sviluppo).

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