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Governo Draghi, sindacati e Confindustria plaudono ma stop licenziamenti divide

17 febbraio 2021 | 20.31
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Cgil, Cisl e Uil: "Priorità condivisibili". Bonomi: "Avviare subito riforme"

(Fotogramma)
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Plauso per le linee programmatiche del governo Draghi da sindacati e Confindustria che sembrerebbero aver raccolto l'appello finale del premier sul dovere dell'unità. Bene la visione europeista, l'accento sulle riforme, il fisco, gli investimenti, e bene ancora il no al debito pubblico cattivo e la lotta per uno sviluppo sostenibile e l'attenzione ai giovani e alle donne. Ma a dividere resta quello stop ai licenziamenti che ha fatto capolino nella relazione di Draghi che non ha però preso posizione né voluto sciogliere i termini della questione: "La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento", ha detto nel suo intervento al Senato.

Un passaggio interpretato liberamente dai sindacati, che hanno letto così, nelle parole del premier, la volontà di intervenire sull'emergenza ma anche da Confindustria che ha rivolto per questo un vero e proprio appello al premier per spiegare la necessità di scongiurare un nuovo stop ai licenziamenti.

Bene dunque la relazione programmatica di Draghi per il leader Cgil, Maurizio Landini: “Un discorso di alto profilo, con una netta collocazione europea dell’Italia per costruire un’Europa nuova e socialmente sostenibile che unisce, in maniera condivisibile, l’azione sull’emergenza, a partire dalle vaccinazioni e dalla proroga del blocco dei licenziamenti, con le riforme, dagli ammortizzatori sociali al fisco, dalla Pa alla giustizia, e gli investimenti, capaci di creare nuovo lavoro in particolare per i giovani e le donne".

Discorso "sobrio" con un programma "ampio e con priorità condivisibili" anche per la Cisl di Annamaria Furlan. "Sono importanti tra le priorità di Draghi l’emergenza del lavoro delle donne, dei giovani e degli autonomi, il grave aumento della povertà e delle diseguaglianze sociali, la necessità di prolungare il blocco dei licenziamenti, lo sviluppo ambientale sostenibile, in un quadro di necessarie riforme delle protezioni sociali, delle politiche attive del lavoro", riconosce Furlan che ora si aspetta però che su tutti questi temi "ci sia il coinvolgimento concreto del sindacato e delle parti sociali". Apprezzabile il programma, nonostante abbia lasciato fuori un tema come quello delle pensioni, anche per il leader Uil Pierpaolo Bombardieri che ne considera "convincenti l’impostazione e il disegno complessivo" rinviando al merito delle decisioni ogni giudizio.

Un programma pienamente condivisibile "per la chiara visione internazionale ed europeista" anche per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che apprezza l'invito all'unità che arriva da Draghi in quanto "dovere anteposto alle appartenenze politiche" che determina" la svolta che serve per affrontare la pandemia e per rilanciare un Paese in difficoltà". E tra le note condivisibili Bonomi include "il forte richiamo ad evitare, con nuovo cattivo debito, un ulteriore e grave furto alle generazioni future"; "la ferma volontà" di lavorare a una riforma fiscale; "il richiamo all'aumento di produttività", la revisione annunciata del Pnrr. Ma sul blocco dei licenziamenti lancia al premier un appello forte e determinato. "Non vorremmo di nuovo, tra poche settimane, assistere a una nuova protrazione del blocco generale dei licenziamenti al fine di prendere ancora tempo. Sarebbe l’invito alle imprese a rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni: un segnale decisamente sbagliato”, dice a Draghi.

“Abbiamo chiesto da 8 mesi - ricorda - di confrontarci su due riforme che vanno avviate subito: la prima relativa agli ammortizzatori sociali che tenga conto della complessità del settore produttivo, e la seconda inerente alle politiche attive del lavoro con il pieno coinvolgimento dei privati. Entrambe sono volte alla formazione e alla rioccupabilità dei lavoratori, cosa che invece non avviene con la Cig e i Centri Pubblici per l’Impiego. Ora è il momento di agire, per rendere davvero concreto l’impegno a non lasciare indietro nessuno”, conclude.

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