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Hi-tech e qualità, con etichetta tecnologica filiera tutto tracciato

12 maggio 2016 | 14.43
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Hi-tech e qualità, con etichetta tecnologica filiera tutto tracciato

La chiedono da molto tempo le associazioni dei consumatori e anche dei coltivatori: è l'etichetta di filiera, un sistema di tracciabilità completa del prodotto alimentare, una carta di identità che comprende la provenienza degli ingredienti usati, i metodi e i luoghi di produzione. E in Italia, Paese all'avanguardia sulla qualità della produzione agro-alimentare, arrivano ora i formaggi che, grazie anche ad un'etichettatura veramente high-tech (un QR code che rimanda a una mappature su Google Earth), 'raccontano' al consumatore tutta la loro storia, dalla mungitura del latte alla spedizione.

A usare per primi un sistema certificato di etichettature basato su rigorosi indicatori ambientali e qualitativi è la Brazzale Spa, che produce formaggi e burro dal 1784, ed è la più antica azienda familiare italiana del settore lattiero caseario. Partito dell’Altopiano di Asiago, oggi il Gruppo vanta sei stabilimenti produttivi sparsi in tutto il mondo, in Italia, Repubblica Ceca, Brasile e Cina e impiega complessivamente oltre 700 dipendenti, per un fatturato complessivo, nel 2015, pari a circa 145 milioni di euro, di cui oltre un terzo esportato dall’Italia nel mondo.

"Dalla prossima settimana -spiega a Labitalia Roberto Brazzale, presidente del Gruppo Brazzale- i nostri prodotti avranno un'etichetta di filiera digitale (ma c'è anche una parte stampata) sull'etichetta, che riporta tutti i dati della filiera di produzione di formaggi come il Gran Moravia e il Provolone o il Burro Fratelli Brazzale. Tutte le 75 aziende agricole che producono latte per i nostri prodotti sono coordinate in filiera con standard certificati. E così si può sapere di quanto terreno dispongono gli animali, quanta lattazione viene prodotta, il carico dei nitrati nel terreno, l'assenza di aflatossine, l'autoapprovigionamento dei foraggi che non vengono comprati, ma prodotti direttamente in azienda".

Non solo. Unico caso in Italia, nell'etichetta dei formaggi della Brazzale si trova anche la waterfoot print, l'impronta idrica, ossia l'indicatore del consumo di acqua dolce nell'intera catena produttiva. "La vera rivoluzione -ci tiene a sottolineare Brazzale- è che qui siamo in presenza di dati certi, misurati e certificati Dnv. Non siamo cioè nell'alveo della generica definizione di 'biologico', bollino che viene dato sulla base della fiducia dell'ente certificatore e che troppo spesso, purtroppo, si presta a frodi e falsificazioni".Qui invece, ribadisce l'imprenditore veneto "ci sono indicatori precisi di una qualità complessiva della filiera lattiero-casearia, che si traducono da una parte in un prodotto che soddisfa il palato del consumatore e dall'altro in un sistema produttivo che rispetta l'ambienta e le esigenze di una maggiore sensibilità verso questo tema".

Una risposta concreta, volontaria, in grado di fornire ai consumatori le informazioni più complete sull'intero ciclo ed ambiente dal quale nasce un prodotto: dall'origine della materia prima all'alimentazione e al benessere animale, al basso inquinamento del suolo, dall'assenza di aflatossine al consumo della preziosa risorsa acqua, dal luogo di produzione, a quello di confezionamento. Finalmente, il consumatore potrà scegliere consapevolmente un "sistema" produttivo e condizionare lo sviluppo virtuoso di filiere sostenibili. Insomma, conclude Brazzale "finalmente, il consumatore potrà scegliere consapevolmente un "sistema" produttivo e condizionare lo sviluppo virtuoso di filiere sostenibili".

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