Hillary Clinton ha deciso di abbracciare la causa del controllo delle armi. Dopo il massacro costato la vita a nove afroamericani in una chiesa di Charleston, l'aspirante candidata alla Casa Bianca ha affrontato questo tema in tutti i suoi comizi. La maggior parte dei suoi predecessori aveva finora preferito glissare sull'argomento per paura d'inimicarsi la National Rifle Association (Nra), potente lobby delle armi in grado di affossare molte carriere politiche.
Se questa scelta appare a prima vista rischiosa, diversi strateghi democratici la ritengono invece molto abile, oltre che moralmente giusta. La causa del controllo delle armi è infatti cara all'elettorato democratico di sinistra che di solito è più critico verso la Clinton, ma soprattutto piace alle madri di famiglia, il cui appoggio è ormai diventato essenziale per ogni democratico che aspiri alla Casa Bianca.
Altri bacini elettorali importanti, come i latinoamericani e gli afroamericani, sono favorevoli a maggiori controlli sulla vendita delle armi. L'ex first lady può anche ricordare che suo marito Bill riuscì a imporre nel 1995 un bando, seppur temporaneo, alla vendita delle armi d'assalto. E infine Hillary Clinton sa che comunque non avrà mai l'appoggio dell'Nra, quindi tanto vale schierarsi contro.
Ce la farà Hillary? E' vero che, secondo un recente sondaggio, l'89% degli americani si dice favorevole a controlli preventivi su chi acquista armi. Ma comunque ogni candidato che si è finora impegnato negli Stati Uniti per il controllo delle armi, ha dovuto pagare uno scotto in termini di voti. Anche Barack Obama si è dovuto arrendere. Dopo l'onda emotiva seguita al massacro alla scuola elementare di Newtown, in cui furono uccisi 20 bambini, il presidente americano ha cercato senza successo un consenso in parlamento per misure restrittive come il rinnovo del bando alla vendita di armi d'assalto, che era scaduto, o l'imposizione di controlli preventivi su chi acquista armi.
