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Terrorismo: esperti, rischio trappola con operazione di terra a Mosul

09 febbraio 2015 | 13.03
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In passato gli Usa hanno addestrato le truppe irachene solo all'institution building e alla difesa dei confini. Ora c'è una nuova strategia, ma le città conquistate dall'Is rischiano di essere una trappola per i militari di Baghdad

Terrorismo: esperti, rischio trappola con operazione di terra a Mosul

E' una sfida ai limiti dell'impossibile quella che dovranno vincere le truppe irachene per sconfiggere lo Stato islamico (Is), con un'operazione di terra nelle città che controllano. Entrare a Mosul, la seconda città più grande del paese, ma anche a Tikrit e Fallujah, metterà alla prova non solo le capacità operative delle forze speciali di Baghdad, ma anche la strategia che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha adottato rispetto all'Is.

Al contrario di quanto è successo a partire del 2003, infatti, gli Stati Uniti non parteciperanno a operazioni di terra, mentre sono impegnati ad addestrare le truppe irachene. Un funzionario americano a Baghdad ha parlato, a condizione di anonimato, di "progressi costanti nell'efficacia" dei raid aerei che la coalizione internazionale contro l'Is conduce nel nord dell'Iraq.

Ma ha ammesso che per vincere la guerra "c'è bisogno che le truppe irachene di terra vadano nei luoghi che sono in mano al Daesh (acronimo arabo dell'Is, ndr). Non si può vincere solo con i raid aerei". Gli scontri di terra che ci sono stati finora contro l'Is hanno coinvolto soprattutto i Peshmerga curdi, ma anche miliziani e volontari sciiti supportati e addestrati dall'Iran.

Questi scontri sono avvenuti soprattutto fuori dalle grandi città. "Siamo consapevoli del grande valore simbolico che avrebbe la riconquista di una delle grande città - ha detto un'altra fonte americana a Baghdad - ma sicuramente non vogliamo che gli iracheni partano per questo tipo di battaglia senza una struttura adeguatamente organizzata, senza le risorse necessarie".

Gli Stati Uniti stanno fornendo alle unità più qualificate dell'esercito iracheno un addestramento intensivo nella guerra in un centro abitato: combattimento casa per casa, gestione di ordigni improvvisati, intercettazione di trappole, difesa dai cecchini. Il tutto in un contesto densamente popolato di civili, in cui vicoli stretti e fitte reti di cavi elettrici tra muro e muro impediscono manovre con mezzi pesanti, come i carri armati.

"La differenza che c'è tra una guerra in campo aperto e quella in un contesto urbano è come quella che c'è tra il giorno e la notte - ha spiegato Nate Freier, ricercatore americano dell'Army War College, che ha prestato servizio militare in Iraq per due volte - soprattutto perché parliamo di combattimento a distanza ravvicinata, dove le minacce sono dietro l'angolo e non sai dove siano finché non ce le hai di fronte".

L'addestramento che negli anni passati gli Stati Uniti hanno fornito alle truppe irachene non è adatto a questo tipo di combattimento. Come ha spiegato il generale Frank Helmick, responsabile dell'addestramento tra il 2008 e il 2009, all'epoca ci si è concentrati sull'institution building nel settore della sicurezza e sull'addestramento dell'esercito regolare contro le minacce esterne.

"Combattimento urbano vuol dire andare città per città, strada per strada, edificio per edificio, stanza per stanza - ha spiegato Helmick - e all'epoca il nostro obiettivo era portare l'esercito fuori dalle città, perché si concentrasse sulla difesa dei confini".

All'agenzia giordana Petra, il generale americano John Allen, che coordina la coalizione internazionale anti-Is, ha affermato ieri che le truppe irachene lanceranno "nelle prossime settimane" un'operazione di terra contro i jihadisti dell'Is. I tempi non sono ancora definiti, ma l'operazione dovrebbe arrivare al più tardi la prossima primavera.

La sfida principale sarà proprio la riconquista di Mosul, che dal 2003 è diventata la culla degli insorti sunniti. Nella città, l'Is detta legge dallo scorso anno e si sta già preparando ad 'accogliere' i militari iracheni. Secondo Jessica Lewis McFate, ex funzionario dell'intelligence americana, i jihadisti si si stanno organizzando per "schiacciare" le forze di Baghdad tra le strade della città.

Ma con gli Usa che si sono tirati fuori da una nuova operazione di terra in Iraq, solo le forze dell'esercito regolare possono intervenire. A larga maggioranza sunnita, Mosul non accetterebbe lo schieramento di forze curde o di milizie sciite. Si perderebbe completamente il sostegno della popolazione locale, pur esasperata dall'Is.

Per lo sheik Ahmed Abu Risha, leader tribale sunnita della provincia dell'Anbar, l'invio di truppe non sunnite a Mosul, a Tikrit (città natale del sunnita Saddam Hussein) o a Fallujah (epicentro della rivolta contro il precedente governo a guida sciita) scatenerebbe una guerra settaria. "Vogliamo che questa guerra - ha detto - sia solo contro l'Is".

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