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I dati arrivano dall'Ocse

In 10 anni raddoppiato il costo delle catastrofi naturali e di origine umana

06 maggio 2014 | 11.48
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In 10 anni raddoppiato il costo delle catastrofi naturali e di origine umana

Disastri naturali, terremoti, incidenti industriali e danni ambientali provocati dall'uomo, ma anche attacchi terroristici, pandemie e disordini sociali sono costati alle economie mondiali circa 1.500 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni, quasi il doppio di quanto si è perso per i disastri nella precedente decade. I dati arrivano dall'Ocse che ha diffuso un ampio Report in cui sollecita i Governi a spingere verso piani innovativi e maggiore collaborazione fra i Paesi per fronteggiare i rischi.

"Una migliore pianificazione per le catastrofi naturali e di origine umana che aumenti la collaborazione tra i paesi, e incoraggi le famiglie e le imprese ad assumersi maggiori responsabilità, migliorerebbe la resilienza e ridurrebbe le perdite economiche future" avverte il Rapporto i cui dati saranno al centro delle discussioni dei ministri dell'Ocse nella riunione ministeriale annuale dell'Organizzazione che si tiene domani, e fino al 7 maggio, a Parigi. Ai ministri, l'Ocse intende quindi raccomandare formalmente di sollecitare i rispettivi Governi ad agire in questa direzione.

In assenza di interventi, è l'analisi dell'Ocse, "questi costi potrebbero salire ulteriormente anche in rapporto all'intensificarsi dei cambiamenti climatici, delle concentrazioni sempre più elevate di persone e di attività in aree a rischio". Inoltre, sottolinea l'organizzazione, "il legame economico sempre più stretto fra i Paesi porta l'impatto di questi eventi ad una diffusione sempre più rapida sia attraverso le frontiere e che i settori produttivi".

"Questi eventi dirompenti stanno accadendo con sempre maggiore frequenza. E a causa delle nostre città sempre più densamente abitate e delle nostre economie sempre più interconnesse, la crescita dei costi è destinata ad aumentare" ha commentato Rolf Alter, Direttore Public Governance e Sviluppo Territoriale dell'Ocse, lanciando la relazione al Forum dell'Ocse a Parigi.

"La gestione intelligente del rischio per migliorare la nostra capacità di resistenza agli shock è l'unico modo per diminuire l'impatto sulle società e le economie" ha incalzato Alter. Punti maggiormente vulnerabili identificati dal Report sono "i rischi di un calo di protezione delle infrastrutture di protezione, mancate riforme normative per fronteggiare i nuovi rischi, carenze da parte dei gestori privati di infrastrutture chiave come l'energia e investimenti insufficienti da parte di singoli per proteggere gli assets".

"Il fallimento di un Paese nel gestire correttamente un grave rischio può avere un importante impatto sugli altri Paesi" è l'avvertimento che arriva dall'Ocse. Per questo l'Organizzazione sollecita i governi che, dice, "dovrebbero intervenire per sensibilizzare l'opinione pubblica e ridurre l'eccessiva dipendenza dei cittadini dallo Stato riguardo il costo dei disastri".

Il Rapporto dell'Ocse suggerisce perciò "di fare un miglior uso degli incentivi finanziari per incoraggiare le imprese e le persone a proteggersi contro i rischi". Per ridurre i costi dei disastri sia naturali che provocati dall'uomo, l'Ocse, infine, sollecita "un maggiore coordinamento nazionale ed internazionale" ed una migliore "diffusione dei dati".

Lo scenario fotografato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mette in cima alla classifica dei disastri, in termini di perdite di vite e di ricadute economiche, i terremoti in Cile e Nuova Zelanda che, nel 2010 e nel 2011, sono costati, rispettivamente, il 10% e il 20% del Pil annuo.

Ma pesantissime ricadute ha avuto anche il tragico sisma in Giappone del 2011, che ha provocato un devastante tsunami ed un conseguente disastro nucleare, contribuendo ad una contrazione economica dello 0,7% l'anno con ricadute diffuse sull'economia mondiale a causa dell'interruzione di intere filiere industriali.

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