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In Salento il batterio Xylella mette in ginocchio anche l'attività vivaistica

12 febbraio 2014 | 16.43
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In Salento il batterio Xylella mette in ginocchio anche l'attività vivaistica

A circa sette mesi dalla sua comparsa, la Xylella, il batterio killer che ha messo in ginocchio l'olivicoltura salentina, ha lasciato dietro di sé "un paesaggio desolante, che fa piangere. Non possiamo più aspettare, con gli ulivi stimo perdendo territorio, storia, cultura ed economia. Questo non è un problema che riguarda solo gli agricoltori, ma tutta la comunità". Così all'Adnkronos Giulio Sparascio, presidente della Cia Lecce. Ed è un problema che ormai non riguarda solo gli ulivi ma che sta compromettendo gravemente l'attività vivaistica salentina.

"Le aziende vivaistiche sono a terra - denuncia Sparascio - la loro attività viene autorizzata dalla Regione attraverso il rilascio di passaporti che sono stati bloccati perché nessuna specie vegetale può uscire dall'area interessata dalla quarantena (8mila ettari nella zona ionica del Salento, la parte della provincia di Lecce che va da Gallipoli a Lequile, ndr). Sono 150 aziende ormai sul lastrico".

In questi giorni, gli ispettori dell'Unione Europea sono in Salento per monitorare le modalità di attuazione della quarantena imposta dall'Ue e che, per il momento, ha evitato la minaccia dell'estirpazione di migliaia di piante, misura alla quale si ricorre quando c'è l'attacco di un batterio da quarantena e che per il Salento significherebbe "estirpare la storia", sottolinea Sparascio. Il futuro di queste piante dipenderà dai risultati delle analisi richieste dall'Ue e anche da questa visita degli ispettori. Nel frattempo però "a livello economico i danni si sono visti con la perdita di raccolto nelle zone colpite e i problemi nella vendita dell'olio".

I clienti insomma, il pregiato olio salentino non lo comprano più, e chi lo ha comprato negli anni passati contatta i produttori per sapere se può consumarlo o se questo comporta rischi. A questo proposito "è bene ricordare che con la Xylella l'olio non c'entra nienta e che le olive sono sane", sottolinea Sparascio.

La visita degli ispettori Ue "speriamo contribuisca a sbloccare incentivi che possano aiutare chi è stato colpito e non può più produrre, e speriamo che si punti sulla ricerca per abbreviare i tempi necessari per arrivare a individuare causa e vettori dell'epidemia. Ad oggi siamo ancora nell'incertezza, perché non è mai successo che Xylella attaccasse l'ulivo".

"Un'altra preoccupazione - conclude il presidente della Cia Lecce - è che, una volta individuato il vettore, cioè l'insetto che propaga la Xylella, non ci siano sversamenti di insetticidi ma che invece si ricorra a pratiche di intervento sostenibili ed ecologiche, altrimenti aggiungeremo danni a danni".

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