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Iraq: ambasciatore a Roma, nessun segno tangibile ritiro Turchia

22 dicembre 2015 | 13.37
LETTURA: 3 minuti

Al-Samaraee, grazie Italia per sostegno, AKI faro su mondo arabo

Muhsin al-Samaraee, Incaricato d'Affari dell'Iraq in Italia
Muhsin al-Samaraee, Incaricato d'Affari dell'Iraq in Italia

"Finora non abbiamo visto alcun segno tangibile" del ritiro annunciato dal governo turco delle sue truppe dalla base di Bashiqa, vicino Mosul, nel nord dell'Iraq. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International l'incaricato d'affari e facente funzione di ambasciatore dell'Iraq a Roma, Muhsin al-Samaraee, a proposito dell'incidente che ha aperto una vera e propria crisi tra Iraq e Turchia.

Quelle dei turchi "sono solo parole", sostiene al-Samaraee, che ribadisce come il governo di Baghdad consideri l'intervento di Ankara una "violazione della sovranità" del Paese perché "avvenuto a nostra insaputa". I militari di Ankara, circa 150, sono stati inviati all'inizio del mese alla base di Bashiqa, dove si trovano altri militari turchi incaricati di addestrare i colleghi iracheni impegnati a combattere il sedicente Stato islamico (Is).

Ricordando come le autorità irachene abbiano convocato l'ambasciatore turco a Baghdad per protestare contro l'intervento, l'incaricato d'affari evidenzia come il governo centrale abbia "ufficialmente" chiesto alla Turchia di ritirarsi e abbia fatto appello al Consiglio di Sicurezza affinché venga rispettata la sua "sovranità". "Sicurezza e sovranità sono le nostre linee rosse", prosegue il diplomatico.

Al-Samaraee, in visita alla sede dell'Adnkronos a Roma, sottolinea quindi che da quando, nell'estate dello scorso anno, l'Is è entrato in Iraq, Baghdad "ha accettato qualsiasi contributo da qualsiasi Paese in questa guerra. Per questo abbiamo accettato aiuti da parte dell'Iran, mentre quanto fatto dalla Turchia è avvenuto a nostra insaputa. L'unica condizione - spiega - era che questi contributi fossero concordati con Baghdad, come hanno fatto tra gli altri Usa, Canada e Italia".

"La Turchia è un paese vicino, con cui abbiamo molte relazioni commerciali. Per questo vogliamo un chiarimento per tornare presto alla normalità" nelle relazioni, aggiunge l'incaricato d'affari.

A proposito della coalizione militare islamica lanciata dall'Arabia Saudita nei giorni scorsi per combattere il terrorismo, al-Samaraee dichiara che il governo iracheno è rimasto "sorpreso" dall'annuncio perché "nessuno ha chiesto la sua opinione in merito, considerando che è sul territorio iracheno che si combatte l'Is".

Al-Samaraee, in un incontro con il Cavaliere del lavoro Giuseppe Marra, presidente del Gruppo Gmc Adnkronos, esprime quindi apprezzamento per il lavoro di Aki e per "l'interesse dimostrato verso gli eventi del mondo arabo e dell'Iraq in particolare".

"Sono in Italia da tre mesi e le notizie di Aki mi hanno aiutato molto a conoscere il Paese", precisa al-Samaraee, auspicando una "maggiore" collaborazione tra l'ambasciata irachena e l'agenzia di stampa italiana. "L'Italia è uno dei primi paesi nel sostegno all'Iraq. La posizione Italia è lodevole e speriamo che continui questo sostegno", aggiunge il diplomatico che ricordando la strage di Nassiriya conclude: "Sul territorio iracheno è stato anche versato sangue italiano".

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