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Hamas rifiuta offerta su ostaggi e tregua, Israele richiama negoziatori dal Qatar

26 marzo 2024 | 10.53
LETTURA: 7 minuti

Il ministro degli Esteri israeliano: "Risoluzione Onu? Errore morale lasciarla approvare. Ora mantenere militarmente nostri obiettivi". Raid su Rafah, "almeno 18 morti"

Ostaggi israeliani rapiti da Hamas - Afp
Ostaggi israeliani rapiti da Hamas - Afp

Israele richiama la sua squadra negoziale dal Qatar dopo che Hamas ha rifiutato la sua ultima offerta nei colloqui per un accordo sugli ostaggi e una tregua. A scriverne sono i media israeliani. In una dichiarazione, l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu afferma che la posizione di Hamas è "una prova evidente del suo disinteresse a continuare i colloqui, e una triste testimonianza del danno causato dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", riferendosi all'appello per un cessate il fuoco a Gaza approvato ieri sera. "Israele non cederà alle richieste deliranti di Hamas", aggiunge.

I negoziati per una tregua a Gaza sono ancora in corso, assicura intanto Majed al-Ansari, portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, sottolineando che la risoluzione del Consiglio Onu approvata ieri non ha avuto "un impatto immediato" sui negoziati a Doha. A riferirne è il Times of Israel. "Siamo ancora ottimisti, fin dal primo giorno siamo stati positivi. Il nostro sforzo di mediazione continuerà. Collaboriamo con tutti i partner regionali e internazionali", ha aggiunto al-Ansari, citato da Al Jazeera.

Ministro Esteri Israele: "Risoluzione Onu? Errore morale lasciarla approvare"

La decisione degli Stati Uniti di non porre il veto sulla risoluzione Onu finirà per danneggiare Israele nei colloqui per liberare gli ostaggi tenuti prigionieri nell'enclave. A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz che - intervenendo alla Radio dell'esercito israeliano - ha tracciato una linea diretta tra il rifiuto di Hamas delle condizioni israeliane per una tregua e un accordo sugli ostaggi in cambio del rilascio dei prigionieri e la decisione degli Stati Uniti di consentire che la misura venisse approvata, una decisione che ha definito "un errore morale ed etico". "Hamas - ha dichiarato - si basa sul fatto che ci sarà un cessate il fuoco senza che sia necessario pagare nulla".

Katz ha quindi sostenuto che i legami tra Gerusalemme e Washington rimangono forti, annunciando l’imminente incontro con la senatrice repubblicana Lindsey Graham e descrivendo la posizione del presidente Joe Biden come il risultato delle pressioni "di un’ala radicale" all’interno del partito democratico. Ma il messaggio che arriva dalla risoluzione, soprattutto dalla sua versione in lingua araba, ha aggiunto, è che "Hamas non ha bisogno di affrettarsi" per raggiungere un accordo. Come risultato, ha proseguito Israele dovrà aumentare la pressione militare per dimostrare il suo impegno a rilasciare gli ostaggi e sconfiggere Hamas.

"A nostro avviso, c’è stato un messaggio, un messaggio poco positivo, per chiunque sia dalla parte di Hamas, che gli Stati Uniti non sostengono così tanto Israele, e quindi dobbiamo dimostrare, militarmente, che manterremo i nostri obiettivi". Lo riporta il Times of Israel.

Haniyeh: "Risoluzione Onu dimostra isolamento Israele senza precedenti"

Indica che "Israele sta assistendo a un isolamento senza precedenti dall'inizio dell'occupazione" la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, per la prima volta, ha chiesto il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato il leader dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a seguito di un incontro a Teheran con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. "Israele ha fallito nel raggiungere tutti gli obiettivi strategici (della guerra, ndr) e sta perdendo il sostegno politico e internazionale", ha aggiunto Haniyeh. Nel corso di una conferenza stampa, Haniyeh ha quindi evidenziato che la risoluzione è "arrivata in ritardo" e contiene " alcune lacune che devono essere colmate", rimarcando che Israele "sta perdendo copertura politica e protezione anche nel Consiglio di Sicurezza" e che "gli Stati Uniti non sono in grado di imporre la loro volontà alla comunità internazionale".

Raid a Rafah, "almeno 18 morti"

Sarebbe di almeno 18 palestinesi uccisi, di cui nove bambini, il bilancio di un nuovo raid israeliano su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito il giornale palestinese "Filastin", legato ad Hamas, secondo cui nel bombardamento è stata colpita l'abitazione della famiglia Abu Nuquira, dove vivevano diversi bambini: le vittime sarebbero nove, di età compresa tra i due e i nove anni.

In totale sarebbero 32.414 i morti i morti nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre secondo l'ultimo bilancio del ministero della Sanità dell'enclave palestinese, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. Il bollettino parla anche di almeno 74.787 feriti. Rilanciato dalla tv satellitare al-Jazeera, il bilancio comprende 81 persone che sono state uccise in 24 ore, secondo le autorità di Gaza.

18 persone morte mentre tentavano di ottenere aiuti, 12 affogate

Le autorità della Striscia di Gaza hanno confermato oggi la morte di 18 palestinesi a seguito del lancio di aiuti paracadutati lungo la costa dell'enclave: dodici persone - ha riferito - sono annegate nel tentativo di raggiungere i carichi al largo delle coste del nord di Gaza dopo che decine di persone si sono buttate in acqua per recuperare le casse. Altre sei persone sono morte "nella calca" di persone che si sono affollate per ottenere aiuti. "Le operazioni di invio dagli aerei sono diventate un vero pericolo per la vita della popolazione", ha lamentato l'ufficio stampa dell'Autorità della Striscia.

Anche in seguito a questi incidenti, Hamas ha chiesto di smettere di paracadutare aiuti alimentari dal cielo sul nord della Striscia di Gaza. "Chiediamo la fine delle operazioni di lancio degli aiuti in questo modo offensivo, sbagliato, inappropriato e inutile", ha affermato il governo di Hamas a Gaza, citato dalla Cnn

Leader Hamas in missione in Iran

Missione a Teheran per il leader dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo riferisce la tv iraniana Press Tv, secondo cui Haniyeh ha in programma incontri con i vertici della Repubblica islamica.

Per Haniyeh, la risoluzione Onu indica che "Israele sta assistendo a un isolamento senza precedenti dall'inizio dell'occupazione", ha detto dopo un incontro con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. "Israele ha fallito nel raggiungere tutti gli obiettivi strategici (della guerra, ndr) e sta perdendo il sostegno politico e internazionale", ha aggiunto Haniyeh.

Houthi: attaccati 2 cacciatorpedinieri Usa e 4 navi nel Mar Rosso

Gli Houthi hanno annunciato di aver attaccato quattro navi e due cacciatorpedinieri americani nel Mar Rosso nelle ultime 72 ore. In una dichiarazione, il portavoce militare dei ribelli che controllano alcune aree dello Yemen, tra cui la capitale Sana'a, ha rivendicato un attacco contro due navi americane (la Maersk Saratoga e la Apl Detroit), una britannica (Huang Pu) e una quarta nave, la Pretty Lady, che si stava dirigendo verso i porti della "Palestina occupata". Gli Houthi, ha aggiunto Yahya Sarea, hanno anche eseguito "un'operazione militare di qualità prendendo di mira due cacciatorpedinieri americani nel Mar Rosso".

Israele attacca Hezbollah nel profondo Libano

L'Idf ha confermato di aver preso di mira i siti di Hezbollah nel profondo Libano, vicino alla città nordorientale di Zboud, in risposta al lancio di missili effettuato dal gruppo terroristico contro la base di controllo del traffico aereo di Mount Meron questa mattina. L'esercito israeliano ha riferito che l'attacco ha preso di mira “un complesso militare utilizzato dall'unità aerea di Hezbollah” vicino a Zboud nel distretto di Baalbek, a più di 110 chilometri dal confine israeliano. Il complesso comprendeva diversi edifici e una piattaforma di atterraggio per droni, secondo l'Idf, che aggiunge di aver colpito un edificio e altre infrastrutture utilizzate da Hezbollah ad Ayta ash-Shab e Kafr Kila, e un posto di osservazione a Maroun al-Ras.

Raid in Siria contro milizie filo-Iran, 15 i morti

E' di almeno 15 morti, tra cui 14 combattenti di milizie filoiraniane e un civile, il bilancio dei raid aerei condotti da Israele - secondo quanto appreso dal Times of Israel - che la notte scorsa hanno colpito l'est della Siria. Lo ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo, che ha segnalato una serie di esplosioni nella provincia di Deir Ezzor. "Un consigliere iraniano, membro dei Guardiani della Rivoluzione, due delle sue guardie del corpo iraniane, nove combattenti iracheni e due combattenti siriani appartenenti a gruppi filo-Teheran sono rimasti uccisi negli attacchi", ha chiarito l'Osservatorio, mentre l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna ha confermato che un "membro della Forza Quds", Behrouz Vahedi, è stato ucciso "durante un attacco effettuato dal regime sionista".

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