Iran, Vaez: "Deve negoziare con Trump ma regime è paralizzato, errore no a Sharm"

L'esperto dell'Icg: "Non c'è consenso a Teheran su strada da seguire'

Iran, Vaez:
14 ottobre 2025 | 16.51
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"L'Iran ha bisogno di negoziare con gli Stati Uniti e di trovare una via d'uscita" alla crisi in cui è precipitato, ma il momento attuale "non sembra essere quello giusto" per un accordo "per un motivo fondamentale, ovvero il fatto che non sembra esserci consenso in Iran sulla strada migliore da seguire". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos il direttore dell'Iran Project presso l'International Crisis Group (Icg) di Bruxelles, Ali Vaez, commentando l'apertura fatta dal presidente Donald Trump agli ayatollah. Un'apertura che, secondo Vaez, si scontra con la "paralisi" di un regime che "si trova in una situazione in cui non può fare nemmeno le cose che servono ai propri interessi".

L'analista spiega come nella Repubblica islamica sia in corso un dibattito tra chi ritiene che i negoziati con gli Stati Uniti siano inutili, come ha affermato la Guida Suprema Ali Khamenei, data l'esperienza dell'Iran con il presidente Trump, che ha rinnegato l'accordo sul nucleare (Jcpoa) e bombardato il Paese nel bel mezzo dei negoziati, e chi ritiene che lo status quo non sia sostenibile per il Paese, che Israele sia alla ricerca di un altro pretesto per attaccare e che, in assenza di una tregua economica, la società iraniana sia una bomba a orologeria.

"Non credo che questo dibattito sia arrivato a una conclusione. Lo si può vedere dal modo in cui l'Iran ha gestito i negoziati nella fase precedente allo snapback - il meccanismo attivato dai Paesi europei che ha ripristinato le sanzioni Onu - e dal fatto che non si è presentato all'incontro di Sharm el-Sheikh, nonostante l'invito e l'apprezzamento del presidente Trump per l'accoglienza riservata dall'Iran al suo piano di pace", osserva Vaez, secondo cui mentre Trump "sembra più pronto che mai, dal lato iraniano non c'è ancora alcuna decisione". L'esperto, in ogni caso, non crede che verrebbero fatti "grandi progressi" anche se gli iraniani tornassero al tavolo delle trattative perché "al momento non ci sono prove che entrambe le parti abbiano ammorbidito le loro posizioni".

Vaez sostiene che le sanzioni delle Nazioni Unite abbiano un impatto economico "limitato" sull'Iran e "tutto sommato la mia sensazione è che sia piuttosto improbabile che sia la pressione economica derivante dallo snapback a cambiare le carte in tavola. Ma ciò che probabilmente avrà un impatto piuttosto significativo sul processo decisionale iraniano è il peso delle sanzioni accumulato in ormai sette anni di massima pressione, che hanno portato l'economia iraniana sull'orlo del baratro".

Il direttore dell'Iran Project rimarca come oggi "il regime iraniano sta lottando per mantenere le luci accese, letteralmente. Hanno una grave carenza di energia e problemi molto seri di scarsità d'acqua". Tutto questo mette Teheran in una situazione non facile. "E senza un alleggerimento delle sanzioni, non può risolvere nessuno di questi problemi. Ecco perché è fondamentale che cerchino di trovare una via d'uscita".

Alla luce di queste considerazioni, Vaez definisce "un errore" e "un'occasione persa" la decisione dell'Iran di non andare a Sharm el-Sheikh. Ma non perché la Repubblica islamica rischi l'isolamento nella regione. "Gli Stati arabi non vogliono isolare l'Iran perché temono che un Iran messo alle strette e isolato possa scagliarsi contro di loro, come ha fatto quando ha attaccato il Qatar per vendicarsi degli attacchi statunitensi - evidenzia Vaez - Ma la ragione principale per cui penso che questa sia stata un'occasione persa è che l'Iran ha bisogno di negoziare alla maniera di Trump e non in modo tradizionale. E questa era un'occasione per iniziare un nuovo capitolo con il presidente Trump".

"Gli iraniani - conclude - sono intrappolati da vincoli ideologici da cui non riescono a liberarsi. E sono troppo emotivi per poter prendere decisioni politicamente costose, ma strategicamente opportune per il Paese e per se stessi. Ecco perché penso che sia stato un errore perdere questa opportunità, così come è stato un errore offrire troppo poco e troppo tardi agli europei per cercare di evitare lo snapback. Ma questo è, ancora una volta, il risultato di un regime che si trova in una situazione in cui non può fare nemmeno le cose che servono ai propri interessi".

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