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Ostaggi e tregua a Gaza, "domenica ripresa colloqui Israele-Hamas al Cairo"

30 marzo 2024 | 07.54
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Raid in Libano, "feriti 4 osservatori Onu". Agenzia stampa libanese: "Auto colpita da drone israeliano". Ma Idf smentisce. Calca e spari durante consegna aiuti a Gaza City, 5 morti

Macerie a Gaza - Afp
Macerie a Gaza - Afp

I colloqui per la tregua tra Israele e Hamas riprenderanno domani al Cairo. Lo riporta la televisione egiziana Al Qahera News, citando fonti delle forze di sicurezza, secondo quanto riprende Times of Israel.

Invece Haaretz oggi ha citato fonti israeliane che hanno detto che i colloqui sono bloccati perché Hamas non sarebbe flessibile nella sua richiesta che a tutti gli abitanti del nord di Gaza venga permesso di ritornare e condizionerebbe il rilascio degli ostaggi all'impegno israeliano di mettere fine alla guerra e ritirare tutte le sue forze da Gaza. Israele ha rifiutato entrambe le richieste.

"Respingiamo la proposta israeliana di inviare forze arabe per gestire la situazione nella Striscia di Gaza", fanno sapere intanto le fazioni della resistenza palestinese a Damasco, che denunciano come "alcuni Paesi arabi stanno cercando con Washington, di rimuovere l'esercito di 'occupazione' dal grande pantano in cui è caduta Gaza: i palestinesi possono scegliere i loro leader e istituzioni per gestire la Striscia".

I parenti di una ventina di ostaggi israeliani denunciano intanto la condotta "criminale" di Benjamin Netanyahu, che è "un ostacolo ad un accordo" con Hamas, e fanno sapere di essere al lavoro per 'cacciare' il premier. Nel corso di una conferenza stampa a Tel Aviv, hanno accusato Netanyahu di prendere decisioni senza consultare il gabinetto: "E' lui l'ostacolo a un accordo". "La sua condotta è inimmaginabile - hanno accusato ancora -. E' criminale. Non abbiamo scelta. Lavoreremo per sostituirlo immediatamente, questo è il modo più veloce per assicurare un accordo".

Diverse centinaia di persone hanno quindi protestato a Caesarea, vicino alla residenza privata di Netanyahu, per chiedere le dimissioni del premier. La manifestazione di oggi rientra nelle mobilitazione delle ultime settimane per "aumentare la pressione su di lui e così andare a nuove elezioni", ha spiegato a Times of Israel uno dei partecipanti alla dimostrazione che ha visto tra gli oratori Amos Malka, ex capo del direttorato dell'intelligence militare israeliana.

Malka ha accusato il premier di "aver abbandonato gli ostaggi": "se le famiglie sapessero quanto è piccolo il divario che Netanyahu si sta rifiutando di colmare, esploderebbero", ha aggiunto riferendosi ai familiari degli israeliani nelle mani di Hamas. Intervistato dal giornale israeliano, Malka, che è uno dei leader del movimento di protesta contro l'attuale governo, ha spiegato che "gli errori che hanno portato al 7 ottobre sono condivisi da molti nella comunità della difesa e dell'establishment, ma quello che è successo dopo" è tutta responsabilità di Netanyahu.

Dimostranti si sono riuniti anche di fronte alla sede del ministero della Difesa a Tel Aviv, sempre chiedendo le dimissioni del governo e la convocazione di nuove elezioni.

Raid in Libano, "feriti 4 osservatori Onu"

Un drone ha colpito un veicolo militare dell'Onu vicino a Rmeish, nel sud del Libano. A riferirlo l'agenzia di stampa libanese Nna, che attribuisce l'attacco a Israele. Secondo l'emittente libanese Lbci.

Quattro osservatori Onu della missione di supervisione della tregua (Untso) sono rimasti feriti nell'esplosione mentre stavano pattugliando a piedi lungo la Blue Line, nel sud del Libano, ha confermato l'Unifil, precisando che sta ancora indagando sull'origine dell'esplosione. Nessuno è rimasto ferito gravemente, apprende l'Adnkronos. I quattro osservatori sono un australiano, un cileno, uno svizzero e un norvegese.

"Prendere di mira i peacekeeper è inaccettabile", ha aggiunto Unifil, sottolineando che "tutti gli attori hanno la responsabilità, sulla base del diritto umanitario internazionale, di evitare di prendere di mira non combattenti, tra cui peacekeeper, giornalisti, personale medico e civili". Gli osservatori dell'Untso supportano l'Unifil nell'attuazione del suo mandato.

Dal canto loro le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno però smentito la notizia. "Al contrario di quanto riportato, stamane le Idf non hanno attaccato un veicolo dell'Unifil nell'area di Rmeish", si legge in una nota in risposta alle notizie diffuse dai media libanesi.

Calca e spari durante consegna aiuti a Gaza City, 5 morti

Cinque persone sono morte e decine sono rimaste ferite a causa della calca e di colpi d'arma da fuoco sparati durante la consegna di aiuti nella rotonda Kuwait a Gaza City. Lo ha indicato la Mezzaluna rossa palestinese, precisando che i fatti sono accaduti all'alba dopo che migliaia di persone si erano radunate per l'arrivo di 15 camion carichi di derrate alimentari. Secondo l'organizzazione, almeno tre delle cinque persone morte sono state uccise da proiettili.

Prosegue operazione Israele in ospedale al-Shifa e Khan Yunis

Intanto, mentre prosegue l'operazione dell'esercito israeliano nell'ospedale al-Shifa di Gaza City, funzionari americani alla Cnn fanno sapere potrebbero tenersi lunedì prossimo a Washington i colloqui tra funzionari americani e israeliani sull'annunciata operazione dello Stato ebraico a Rafah.

In un aggiornamento, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno comunicato che i soldati hanno ucciso "altri combattenti" di Hamas e sequestrato armi nell'ospedale. Inoltre nella notte Israele ha condotto diversi raid aerei sulla zona centrale di Gaza e Khan Yunis.

Blitz israeliano vicino Jenin, ucciso 13enne palestinese

Un palestinese di 13 anni è stato ucciso e altri due palestinesi sono rimasti feriti, uno dei quali in maniera grave, durante un'incursione militare israeliana all'alba a Qabatiya, a sud di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando il direttore dell'ospedale al-Razi di Jenin. Fawaz Hammad, questo il nome del 13enne, è morto a causa delle ferite provocate da proiettili veri.

Fonti locali, citate dalla Wafa, hanno confermato che numerosi soldati dell'esercito israeliano sono entrati a Qabatiya e fatto irruzione in diverse case, schierando cecchini sui tetti. Testimoni parlano di scontri violenti.

Cnn: lunedì possibili colloqui Usa-Israele su Rafah

Secondo alti funzionari americani la delegazione israeliana ha proposto di riprogrammare i colloqui per lunedì con gli Usa su Rafah, riconoscendo che le tempistiche sono complicate dalla scadenza del 31 marzo che il governo israeliano deve affrontare per elaborare una nuova legge che regola la coscrizione obbligatoria per gli ebrei ultra-ortodossi, da tempo esentati dal servizio militare obbligatorio.

Israele continua a ritenere indispensabile l'offensiva nell'area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo però Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a mantenere aperti i canali diplomatici per il dialogo finalizzato a garantire la liberazione degli ostaggi nell'ambito dell'intesa sul cessate il fuoco.

Il primo ministro israeliano a chiesto alla Corte Suprema israeliana di rinviare la scadenza e non è chiaro se la delegazione sarà autorizzata a recarsi negli Stati Uniti se tali piani dovessero cambiare. I funzionari statunitensi hanno affermato che non è stata definita alcuna data dell'incontro.

Axios: "Israele ha proposto forza militare araba per Gaza": il piano

Intanto, secondo quanto riferito da due alti funzionari israeliani ad Axios, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant - durante la sua visita a Washington questa settimana - avrebbe proposto di creare una forza militare multinazionale con truppe provenienti da Paesi arabi per garantire l'ordine e scortare i convogli di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Stando al portale, la proposta nasce dall'esigenza di Israele di ridurre la pressione per la questione degli aiuti a Gaza, che secondo le Nazioni Unite è sull'orlo della carestia. I funzionari israeliani ritengono inoltre che una forza multinazionale potrebbe aiutare a stabilire un'alternativa al governo di Hamas nell'enclave.

Il piano prevede che la forza araba resti a Gaza per un periodo di transizione limitato e sia responsabile della messa in sicurezza del molo temporaneo che gli Stati Uniti costruiranno al largo della costa e della scorta ai convogli umanitari in modo che gli aiuti raggiungano la popolazione senza il rischio che possano essere saccheggiati da Hamas.

Gallant ha chiesto il sostegno politico e materiale degli Stati Uniti per tale iniziativa negli incontri avuti con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, il segretario di Stato, Antony Blinken, ed il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan.

Funzionari militari e della difesa israeliani, sempre secondo Axios, hanno discusso la questione nelle ultime settimane con rappresentanti di tre Paesi arabi, compreso l'Egitto. "Ci sono progressi nel promuovere questa iniziativa sia in termini di volontà dell'Amministrazione Biden di discuterne, sia in termini di apertura dei Paesi arabi", ha dichiarato una fonte israeliana. Secondo un funzionario arabo, tuttavia, i Paesi arabi non sono pronti a inviare truppe per proteggere i convogli umanitari al momento, ma potrebbero prendere in considerazione l'invio di truppe per una forza di mantenimento della pace dopo la guerra. Anche allora, ha precisato, la forza dovrebbe essere sotto il comando degli Stati Uniti.

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