Ucraina, Gros: "Prestito asset russi non basta, contro Putin servono soldi Ue"

Per l'economista tedesco, se l'Unione vuole davvero "impressionare" il presidente russo, convincendolo che davvero sosterrà Kiev per tutto il tempo necessario, dovrà stanziare fondi propri. Anche se usare il Mes per garantire un prestito non sarebbe una "buona idea", dice all'Adnkronos, creare un fondo simile, ma interamente dedicato al Paese in guerra, risolverebbe il problema.

Il presidente russo Vladimir Putin (foto AFP)
Il presidente russo Vladimir Putin (foto AFP)
05 dicembre 2025 | 18.49
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Se l'Unione Europea vuole "impressionare" il presidente russo Vladimir Putin e convincerlo che sosterrà davvero l'Ucraina per tutto il tempo necessario, dovrà "metterci i soldi", anziché cercare tutte le vie legali per utilizzare gli asset di Mosca per aiutare Kiev. Lo dice all'Adnkronos l'economista tedesco Daniel Gros, direttore del think tank Ceps, mentre a Bruxelles il cancelliere Friedrich Merz, insieme a Ursula von der Leyen, questa sera tenterà di convincere il premier belga Bart De Wever a dare via libera al controverso progetto messo sul tavolo dall'esecutivo Ue in vista del Consiglio Europeo del 18 e 19 dicembre.

Usare il Mes come garanzia per il prestito Ue all'Ucraina basato sui beni congelati alla Banca centrale della Federazione Russa "non penso che sia una buona idea", osserva Gros. Il Mes, ricorda, "ha un compito molto preciso, che è la stabilità finanziaria della zona euro. Naturalmente, in un'emergenza si possono utilizzare anche istituzioni che non sono veramente adeguate allo scopo", come si è fatto durante la crisi finanziaria.

Per l'Ucraina, continua Gros, "naturalmente c'è l'emergenza", ma il punto è che, "se non troviamo il coraggio di metterci i soldi nostri, non arriveremo mai a impressionare Vladimir Putin, a fargli credere che ci siamo per sempre". Per cui, "non penso che sia una buona idea" percorrere "qualunque strada legale per utilizzare i fondi congelati della Russia, che prima o poi probabilmente saranno utilizzati". Ma, nel frattempo, "dobbiamo far vedere che abbiamo la volontà e la capacità finanziaria di farlo noi stessi".

Emettere debito "a livello Ue", osserva Gros, è "difficile. Ho fatto qualche mese fa - ricorda - la proposta di creare un nuovo fondo speciale per l'Ucraina, al quale sarebbero invitati a partecipare altri Paesi, come Regno Unito e Norvegia". Questo fondo "farebbe quello che fa il Mes: emetterebbe obbligazioni garantite pro rata dagli Stati membri. Se avesse lo stesso 'backing' del Mes saremmo subito in un ordine di grandezza molto superiore ai 200 miliardi che abbiamo, in teoria gratis, nei fondi congelati".

Questa, secondo Gros, "sarebbe una strada preferibile". Il problema è che Friedrich Merz ha difficoltà a imboccare questa via, perché l'Afd è in crescita nei sondaggi: "Questo - conferma Gros - vale un po' per tutti. Per questo sono disperati a trovare una soluzione che, almeno in teoria, non costa niente. Ma prima o poi non si scappa". Secondo l'economista, comunque, sono decisamente "eccessivi" i timori di ripercussioni negative per l'euro se l'operazione andasse in porto. "Prima di tutto - osserva - si sarebbe già visto, perché i mercati lo avrebbero anticipato. Secondo, che cosa fanno gli americani? Noi lo faremmo dopo anni di esitazione: è una situazione veramente eccezionale, mentre gli americani lo fanno a destra e a sinistra tutti i giorni".

Per Gros, le preoccupazioni della Bce al riguardo sono "totalmente" esagerate. "Non capisco bene - aggiunge - perché si si espone così. Secondo me esagerano". L'economista non pensa neppure che "il Belgio rischi tanto", come teme il premier Bart De Wever. Le probabilità di arrivare ad un accordo nel prossimo Consiglio Europeo, secondo lui, non sono comunque scarsissime: "Direi che un 50% probabilità c'è", conclude. (di Tommaso Gallavotti)

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