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Internet, Gozi (Re): "Su servizi digitali via Ue alternativa a Usa e Cina"

20 gennaio 2022 | 18.25
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Con il Digital Services Act, sul quale il Parlamento Europeo ha approvato oggi a Strasburgo la propria posizione in vista dei negoziati con il Consiglio, l’Unione Europea percorre una via "alternativa" ai due modelli esistenti: quello americano, caratterizzato da una "deregulation eccessiva" che lascia tutto alla "buona volontà" delle piattaforme digitali, e quello cinese, in cui tutto viene controllato "dallo Stato e dal Partito Comunista Cinese". A spiegarlo all’Adnkronos è l’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi, eletto in Francia, segretario generale del Partito Democratico Europeo. Il testo del Digital Services Act (Dsa in gergo comunitario), dice, "è molto ambizioso e complesso. Per disciplinare le grandi piattaforme, nell’interesse dei cittadini e della democrazia, l’unico livello possibile è quello Ue: solo l’Unione può imporre norme per uscire dal Far West digitale in cui ci troviamo". 

Il principio di fondo, continua, è che "quello che è illegale off line lo diventa anche on line". Con il Dsa l’Ue vuole anche "aggiornare" la regolamentazione di "tutte le attività commerciali che avvengono on line: il primo testo Ue sull’e-commerce fu adottato nel 2000 e 21 anni per la rivoluzione digitale sono come due secoli. Le piattaforme non potranno più lavarsi le mani" di quello che vendono le aziende attraverso di loro, ma "dovranno garantire che i prodotti venduti non siano contraffatti e che siano a norma". C’è anche un "tema di trasparenza degli algoritmi, che oggi sono delle scatole nere: non sappiamo come funzionano. Ed è un grosso problema, anche per i discorsi di odio", l'hate speech. Il Dsa impone alle piattaforme di rendere trasparente il funzionamento degli algoritmi". Inoltre, per i "giganti digitali" ci sono obblighi di "moderazione e verifica" di quanto viene pubblicato, a tutela della "sicurezza" e dei nostri "diritti fondamentali". in pratica, le grandi piattaforme dovranno "rimuovere i contenuti illegali e anche dirci regolarmente, ogni sei mesi, che cosa stanno facendo per i rischi sistemici che possono derivare dalle attività on line. C’è un sistema di sanzioni dirette, che non esclude la possibilità di ricorrere alla magistratura". 

Inoltre, continua Gozi, "c’è un codice di condotta, che oggi è volontario e privo di sanzioni. Noi introduciamo delle sanzioni in caso di mancato rispetto" delle norme. "Solo l’Ue - nota - può fare queste cose e l’ambizione dell’Ue è indicare una via europea, alternativa ai due modelli esistenti: il controllo totale da parte dello Stato e del Pcc, il modello cinese, e l’eccessiva deregulation americana, dove tutto è demandato alla buona volontà delle piattaforme. Quella europea è una via che vuole garantire lo sviluppo del mercato e tutelare i diritti di 450 milioni di consumatori e di cittadini: siamo dei pionieri". Per Gozi, le piattaforme possono controllare efficacemente i contenuti che veicolano perché "sono controllate da autorità pubbliche nazionali e dalla Commissione: la moderazione è demandata alle piattaforme, ma controllata. E c’è la possibilità per i cittadini di ricorrere all’autorità giudiziaria", conclude.  

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