"Certo, fa impressione la coincidenza fra gli ultimi crolli a Pompei e l'Oscar a 'La grande bellezza' di Paolo ma, in fondo, il film mostra la grande bellezza dell'Italia nelle sue incrinature progressive, che portano a cose come queste di Pompei ed a centomila altre, simili". Mario Martone commenta così, all'AdnKronos, l'Oscar incassato da 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino in contemporanea con gli ennesimi crolli in uno dei simboli del patrimonio artistico italiano.
Napoletano come lui ed a lui collegato anche attraverso il 'filo' rappresentato da Toni Servillo, attore feticcio di Sorrentino ma vicino a Martone fin dall'eperienza teatrale di 'Falso Movimento' e per lui Mazzini in 'Noi credevamo' del 2010, Mario Martone parla di 'La grande bellezza' come di "un film coraggioso, dominato in maniera molto forte della regia di Paolo e con una grande interpretazione di Servillo. Finalmente un film italiano che, dopo molti anni, conquista una prestigiosa ribalta internazionale con, in più, la particolarità di non essere un film ambientato nel passato, come era stato invece per titoli quali 'Nuovo Cinema Paradiso' o 'La vita è bella'. Qui si racconta il presente dell'Italia, la sua crisi, in maniera molto trasfigurata, direi post moderna, con una visionarietà più vicina a Fellini che a Rossellini".
Il regista poi, alla domanda se sia cresciuta la benevolenza e diminuita la severità della critica italiana verso 'La grande bellezza', di pari passi con il suo avvicinarsi all'Oscar, risponde che "è normale. C'è stato un approfondimento critico fra il momento dell'uscita e quelli successivi. Se un film è complesso necessita anche di un certo tempo per essere pienamente compreso. Per me è un film molto 'parisiano': è difficile riuscire a trovare uno sguardo sulla realtà che si avvicini a quello di Goffredo Parise, molto avanti rispetto al suo tempo, e Sorrentino ha questa sensibilità".
