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Fabio Fazio: "Non resto in Rai se risulto un costo e non un valore"

06 maggio 2017 | 18.40
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Fabio Fazio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Fabio Fazio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Non posso rimanere in Rai se vengo considerato un costo, un peso e non un valore". Lo ha detto chiaramente Fabio Fazio nel corso dell'intervista pubblica con Aldo Grasso al Festival della tv di Dogliani. "Per rimanere deve essere chiara questa cosa. Ma deve dircelo chi in questi mesi sta dicendo il contrario. Dopo 33 anni di Rai e tante bellissime pagine scritte insieme, essere considerati un costo non è ammissibile. Non è più pensabile è essere considerato uno che prende qualcosa che non è suo", ha sottolineato Fazio.

"Dopo tanti anni di carriera è più difficile trovare un modo di rimanere che andare via", ha spiegato Fazio, il cui contratto con la Rai è in scadenza il prossimo giugno. "Io sono consapevolissimo di essere un privilegiato, fortunatissimo, che guadagna molto. Ma siamo qui a parlare di tv. Io mi sono chiesto in queste settimane e in questi mesi cosa dovrò fare. E una cosa la so: quello che non dovrò fare è portare i figli a scuola e rischiare di essere insultati per quello che ho preso o non ho preso o essere minacciati di morte sui social. Bisogna dire che chi fa il mio mestiere è un valore per l'azienda non un costo. In una squadra di calcio i calciatori a bilancio sono un valore non un costo. Perché non ci mettono a bilancio: quanto porta quella persona all'azienda? Quest'anno 'Che tempo che fa' quanto ha portato all'azienda?"

Secondo Fazio "il tema è: la Rai sta sul mercato sì o no? Se ci sta deve poter prendere sul mercato, con le regole del mercato, quelli che la aiutano a stare sul mercato. Oppure bisogna chiedersi se invece la Rai debba essere una specie di ammortizzatore sociale, un luogo di esercizio del potere". Ma, aggiunge Fazio, "l'azienda in questi mesi non è stata messa nelle condizioni di fare l'azienda. Siamo a maggio. Normalmente i contratti e i palinsesti per il prossimo anno sono fatti in questo periodo. A questo punto credo che il minor problema sia la mia sorte, il problema è la sorte del servizio pubblico". Ma in attesa di sapere cosa farà il prossimo anno, il conduttore non ha smesso di progettare per questa stagione: "Con la Rai stiamo preparando la serata del 23 maggio per il 25esimo anniversario delle stragi di Falcone e Borsellino. Vedrete la Rai. Sarà un momento in cui la tv avrà il suo ruolo. Ecco, la volontà di fare questa serata è la Rai. La Rai non è il teatrino su quanto guadagniamo".

Fazio ha ribadito quanto affermato già nelle ultime settimane sulla Rai sottoposta ad una pressione politica inedita: "Mai l'ingerenza politica sulla gestione della tv pubblica è stata così forte. Non c'è azienda al mondo che possa reggere con qualcuno da fuori che ogni giorno ti dice cosa puoi o non puoi fare", ha affermato.

"Siccome la Rai è la mia vita e io sono tra quelli che si trovano nelle condizioni di poter andare a lavorare altrove, sento di dover dire la verità", ha sottolinea il conduttore. "La Rai è finanziata dal canone ma anche in enorme parte dalla pubblicità. Si può pure decidere che rimane solo il canone e si libera la pubblicità per i privati. Tutto si può fare, però con onestà intellettuale", ha proseguito.

"Cos'è servizio pubblico? È far bene una cosa. Poter dedicare del tempo a costruire un programma, poter assumere dei giovani con nuove competenze. Eppure c'è una regola che dice che in Rai sono vietate le prime utilizzazioni. Servizio pubblico non è trasmettere il dibattito sulle primarie. Quella è una cosa. Tutto si può fare ma dipende come. Bisogna poter ragionare. E io non vorrei essere un dirigente Rai che ogni giorno, ripeto, si sente dire da fuori cosa può o non può fare". Alla domanda se gli piaccia ancora fare 'Che tempo che fa', Fazio ha risposto: "Moltissimo. Poi quest'anno con 'Fuori tempo che fa' ho coronato il sogno di aggiungere questa parte più pop. Ed ha dato risultati d'ascolto eccellenti", ha aggiunto.

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