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Iran: nel sud una 'piccola Amsterdam', a Ghalat il regno della marijuana

06 novembre 2014 | 12.46
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Iran: nel sud una 'piccola Amsterdam', a Ghalat il regno della marijuana

Piantagioni di 'erba' nascoste tra i boschi. Spacciatori senza scrupoli che fanno montagne di denaro. Gruppi criminali che alimentano un vorticoso giro di affari spargendo mazzette per evitare i controlli o eliminare i rivali di turno. Benvenuti a Ghalat, o come è stata soprannominata la 'piccola Amsterdam' dell'Iran, dove tutto ruota intorno al commercio di marijuana.

Un tempo la città, distante solo 40 chilometri da Shiraz, nel sud della Repubblica islamica, era famosa per le coltivazioni di agrumi e per i vigneti. Le sue uve venivano vendute in ogni angolo del paese. Le viti sono legali in Iran, anche se di pari passo era anche fiorita una produzione clandestina di vino, questa sì assolutamente vietata dagli ayatollah.

Negli ultimi anni, tuttavia, le coltivazioni intorno a Shiraz sono state messe in ginocchio da una violenta siccità. I vigneti non hanno più prodotto uve e anche il commercio di vino, illegale ma per questo molto redditizio, ha subito un duro colpo. Se il clima non era favorevole alla coltivazione di uve, si erano sviluppate le condizioni ideali per un'altra coltura: marijuana. Lo hanno capito subito alcuni contadini che in poco tempo hanno sostituito i vecchi tralci con i semi di cannabis.

Il microclima di Ghalat era perfetto. Le piante crescevano in fretta, la qualità era ottima e i contadini non avevano mai guadagnato tanto. In poco tempo il fenomeno è dilagato, come spiega Jamshid, un giovane di Ghalat che ha scelto un nome di fantasia per raccontare a France 24 la vita nella 'piccola Amsterdam'. In breve le aree sui monti intorno alla città sono state invase d''erba', grazie anche ai boschi che permettono di nascondere le piantagioni a sguardi indiscreti.

Oggi Ghalat è famosa in tutto l'Iran, non più per il vino, ma per la cannabis. I clienti arrivano da tutto il paese e anche piccoli coltivatori di altre province hanno abbandonato le loro colture per recarsi nella cittadina vicino Shiraz che prospera grazie ai traffici illeciti. L''erba' che viene importata dall'Iran costa 5.500 euro al chilo, mentre quella prodotta a Ghalat solo 3.000.

Ma il commercio di marijuana ha inevitabilmente portato con sé gravi problemi di sicurezza - racconta Jamshid - Ci sono continue lotte tra i 'signori dello spaccio', che spesso sfociano in scontri a fuoco. E la reazione delle forze dell'ordine non è sufficiente per arginare il fenomeno, sostiene il giovane. "E' chiaro a tutti qui che la polizia intasca mazzette - afferma Jamshid - Quelli che arrestano, stranamente, vengono liberati poco dopo. Molta gente dice che la polizia prende tangenti dagli spacciatori per eliminare i loro rivali". Le affermazioni di Jamshid sulle mazzette non possono essere verificate indipendentemente. La stessa France 24 ha tentato di contattare la polizia di Ghalat per un commento, ma non ha ricevuto risposte.

A Ghalat la situazione appare insostenibile. Ci sono frequenti scontri tra bande rivali e anche tra gli abitanti esasperati e le forze dell'ordine. Pochi giorni fa - era il 27 ottobre sottolinea Jamshid - due giovani sono stati sorpresi a fumare marijuana da alcuni basij, volontari della milizia fondata su ordine dell'ayatollah Ruhollah Khomeini che vigila sulla condotta della popolazione. I basij hanno affrontato i due con spray urticante.

Ne è nato uno scontro, con numerosi abitanti scesi in strada per difendere i giovani. I basij a quel punto hanno chiesto l'intervento della polizia di Shiraz e l'incidente è sfociato in guerriglia urbana. I miliziani hanno sparato e ferito i due giovani e gli scontri si sono poi allargati fino alla sede delle forze di sicurezza a Shiraz. Alla fine il bilancio della giornata è stato di 12 abitanti di Ghalat arrestati. I basij, temendo ritorsioni, hanno lasciato la città.

"Sono stanco dei posti di blocco, degli arresti, della violenza", sottolinea Jamshid, esasperato da una situazione che gli appare senza vie di uscita. "Certo che i contadini devono pur sopravvivere, ma piantare cannabis non è la strada giusta - conclude - Vorrei che le autorità li aiutassero a combattere la siccità e a sostituire l''erba' con nuove colture, un pò come fecero anni fa, quando distrussero le piantagioni di papavero e le sostituirono con lo zafferano. Forse potrebbero fare qualcosa del genere, per il momento siamo bloccati tra gli spacciatori da una parte e la polizia dall'altra".

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